Oltre cento imprenditori hanno partecipato, lunedì 16 dicembre, all’Assemblea di CNA nella sala conferenze della Città dei Ragazzi. Un luogo non casuale, visto il tema del dibattito – la Fabbrica Artigiana – considerato l’importante funzione formativa che da oltre cinquant’anni svolge la “CdR”.
Ad aprire i lavori proprio il direttore del Centro, don Stefano Violi, e il presidente provinciale di CNA, che ha dato il via libera al dibattito sciorinando i numeri della crisi dell’artigianato, che negli ultimi dieci anni, a Modena, ha perso 3.000 imprese. Colpa di un fisco opprimente, di una burocrazia che rende l’attività imprenditoriale simile ad una corsa ad ostacoli, ma anche di altri fattori. Le difficoltà a darsi una gestione manageriale della propria attività, ad esempio, o il ritardo nello sfruttare tutte le potenzialità della digitalizzazione, a cominciare dalla rete. Ne hanno parlato a lungo l’Assessore Regionale Palma Costi, Stefano Micelli, docente dall’Università Cà Foscari di Venezia ed esperto conoscitore dei temi dell’artigianato, Alberto Papotti, segretario modenese dell’Associazione, e il presidente nazionale di CNA, Daniele Vaccarino. Tutti d’accordo sulla (errata) sottovalutazione del peso dell’artigianato, a cominciare proprio da Vaccarino: “da anni sottolineiamo come l’Italia sia diversa dagli altri paesi proprio per le peculiarità delle nostre pmi, poi, quando si tratta di tradurre questa consapevolezza in azioni concrete, torniamo ad essere pressoché invisibili”. E sul saper fare italiano si è soffermato anche Stefano Micelli. “Questa è l’unica cosa che non ci può essere copiata, lo sanno bene anche i cinesi – ha commentato il docente del prestigioso ateneo veneto – e, a bene vedere, è un tratto distintivo non solo delle pmi, ma dell’intera industria italiana. Una bandiera che, però, non riusciamo a sventolare per tre motivi: innanzitutto, perché non siamo riusciti a rendere interessante il mondo artigiano ai giovani, poi per l’incapacità di costruire ponti – con l’economia green, con il digitale, per fare solo un paio di esempi. Infine, a causa di una scuola che non riesce a soddisfare le richieste, tecniche ed umanistiche, delle aziende”. E il tema scuola è stato ribadito anche da Alberto Papotti. “Noi abbiamo cercato di dare le gambe ad una modalità di approccio ad industria 4.0 a dimensione della piccola impresa, ma serve anche una formazione manageriale dei piccoli imprenditori, necessaria in un contesto economico sempre più interconnesso”. Sollecitazione alla quale ha risposto l’Assessore Palma Costi: “Una prima risposta, credo positiva, l’abbiamo data con gli Its, soluzione che vuole tenere insieme l’intero mondo del lavoro, autonomo e dipendente che sia. Ora dovremo però decidere in fretta cosa fare per il futuro, in vista dell’assegnazione delle risorse formative 2020-2027. Si può sempre fare meglio, ma se stiamo ai risultati ottenuti dall’Emilia-Romagna negli ultimi anni, mi pare di poter dire che la strada intrapresa sia quella giusta”.