La Commissione UE non ha accolto la richiesta dell’Italia di poter derogare alla Direttiva IVA con l’applicazione del meccanismo del Reverse Charge alla grande distribuzione. La Commissione ha giudicato la norma inadatta a contrastare l’evasione dell’imposta europea. Le imprese fornitrici della grande distribuzione possono tirare un respiro di sollievo.

L’auspicio è che ora la Commissione possa accogliere, con la medesima argomentazione, il ricorso promosso dalla CNA con le organizzazioni dell’edilizia ed obbligare l’Italia ad abrogare il Reverse Charge nel settore edile e lo Split Payment per i fornitori della pubblica amministrazione. Due provvedimenti che arrecano solo danni alle imprese e non migliorano la lotta all’evasione.

“L’estensione del reverse charge – dichiara Paolo Vincenzi, Presidente CNA costruzioni – è una manovra che il governo aveva introdotto con l’obiettivo di ridurre l’evasione dell’Iva, rendendo però sempre più difficile la vita delle imprese che, malgrado la crisi, in questi anni hanno resistito. Il Reverse Charge, così come lo Split Payment, sono infatti due norme che prevedono che le aziende non possano più riscuotere l’iva dai clienti, ma che debbano attendere il rimborso da parte dell’erario, ovviamente se a credito. Tutto questo significa meno liquidità per le aziende e un livello di burocrazia ancora maggiore, dettata da tutti gli adempimenti necessari al rimborso. Come CNA – conclude Vincenzi – posso esprimere una grande soddisfazione per il risultato ottenuto”