Lapam Confartigianato e CNA Modena sollevano grande preoccupazione per gli effetti del decreto-legge del 29 marzo 2024, che modifica sostanzialmente la legislazione relativa alle agevolazioni fiscali in edilizia. Queste modifiche mirano a un rafforzamento del controllo sui conti pubblici in relazione alle agevolazioni fiscali edilizie, ma contemporaneamente introducono una complessità e un’instabilità normativa che rischiano di penalizzare severamente il settore.

Una delle questioni più critiche sollevate dalle associazioni di categoria riguarda la mancanza di uniformità nel trattamento degli edifici colpiti da eventi calamitosi. Il decreto crea disparità tra le varie zone colpite da eventi sismici o da calamità naturali, minando il principio di equità e la coesione sociale. Oltre a stabilire un limite di spesa per gli interventi insufficiente per gli interventi di ripristino relativa al terremoto del 2009 in Abruzzo, prevede addirittura l’impossibilità di applicare lo sconto in fattura e la cessione dei crediti per calamità successive al 2009. Tra queste, anche il sisma che ha colpito il nostro territorio nel 2012. Un grave problema per quei cantieri che, pur avendo avuto inizio, non hanno ancora completato i lavori. «Si tratta di un approccio – commentano Lapam e CNA – che stabilisce un incomprensibile ed ingiustificato trattamento preferenziale per alcuni territori a scapito di altri, come quello modenese.

Il decreto in questione apporta qualcosa come 283 modifiche, un numero che rende il panorama normativo frammentato e difficile da navigare per le imprese. La conseguenza è un mercato estremamente destabilizzato, che complica la pianificazione dei lavori. In particolare, le nuove disposizioni sulle opzioni per la cessione dei crediti o lo sconto in fattura sono viste come un ulteriore ostacolo, complicando la gestione degli accordi contrattuali già conclusi e introducendo effetti retroattivi che consideriamo ingiusti.

È necessario ristabilire un senso di certezza e fiducia tra gli operatori del settore, a cominciare dall’indispensabile equità di trattamento tra i territori colpiti da calamità, senza creare aree di serie A e serie B, rivedendo la disposizione e auspicando un’estensione delle agevolazioni in modo uniforme».