Diciotto miliardi e mezzo di Iva non riscossa. E 13 miliardi di Iva corrisposta ai propri fornitori da recuperare. Il danno finanziario sulle imprese pesa, pertanto, 31,6 miliardi accumulati in appena due anni, da quando è entrato in vigore lo split payment. Un pesantissimo salasso per le imprese fornitrici di beni e servizi alla Pubblica amministrazione che spesso, per sopperire al mancato recupero immediato dell’Iva versata, hanno dovuto ricorrere al credito bancario, aggiungendo perlomeno altri 650 milioni di interessi. Sempre che siano riuscite a trovare una banca disposta a erogarlo.

Una situazione che il sistema imprenditoriale italiano, soprattutto le micro e le piccole imprese, non può più sopportare né tollerare. Molte migliaia di piccole imprese sono in ginocchio, non possono più anticipare l’Iva per il committente pubblico rimanendo in eterno una sorta di bancomat della PA. Non si pensi, quindi, a prorogare questo sistema vessatorio oltre il 31 dicembre di quest’anno o di estenderlo addirittura. L’Unione europea lo aveva autorizzato solo in via transitoria”.

CNA, con una nota inviata alla Commissione Europea ha chiesto a quest’ultima di non aderire alla richiesta avanzata dal Governo italiano di prorogare ulteriormente tale dispositivo.

CNA COSTRUZIONI rafforza tale richiesta con una nota inviata al Commissario Moscovici da parte di EBC (Organizzazione Europea delle imprese di costruzione), sottolineando che la proroga dello split payement richiesta dal governo italiano metterebbe in ginocchio un settore quale quello delle costruzioni che da un decennio sta subendo la crisi più acuta degli ultimi decenni, che ha prodotto in Italia già un calo di 800.000 occupati e la chiusura di oltre 100.000 imprese.

Tag: