La recente proposta europea di regolamento macchine – in sostituzione della direttiva del 2006 – porta con sé elementi di novità rispetto al quadro precedente tenendo conto dell’innovazione introdotta dalla robotica come dall’IT.

Lo scorso anno INAIL ha dato alle stampe il suo rapporto sull’Andamento degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali basato sui dati emersi da ricerche conclusasi solo al 31 dicembre del 2021. L’analisi ha preso in considerazione chiaramente una vasta varietà di categorie e di settori della nostra industria evidenziando come sino a tutto il 2020 la fabbricazione di prodotti in metallo e la produzione di macchinari fossero tristemente ai primi posti per denunce di decessi in reparto.

Al primo segmento risultava attribuibile il 21,5% degli incidenti mortali rispetto al totale del manifatturiero; al secondo l’11,7%. Ciononostante, le complessive denunce di infortunio sono scese in misura significativa sia nell’uno sia nell’altro caso: rispettivamente da oltre 19 mila e 600 a meno di 15 mila, fra il 2016 e il 2020; e da 11 mila e 700 a 9.100.

L’Istituto ha inoltre osservato come gli attrezzisti di macchine utensili e i carpentieri e montatori di carpenteria metallica siano fra i professionisti più soggetti agli infortuni. Possono essere ricondotte loro, nell’ordine, il 5,6% e il 4,5% delle complessive segnalazioni; fra gli attrezzisti si sono registrate tre anni fa anche 11 morti.

 

Il lato nascosto dell’innovazione

Se tuttavia i dati lasciano intravedere una netta diminuzione dell’esposizione al rischio sul lavoro – frutto pure dell’intensa opera di formazione e informazione che INAIL ha ricordato nel documento – è altresì innegabile che oggi la manifattura stia attraversando una fase di radicale trasformazione. E che il cambiamento porti inevitabilmente con sé ulteriori e parzialmente inediti elementi di pericolo.

Basti pensare per esempio allo sviluppo del mercato della robotica: nel 2021 e soltanto nel nostro Paese risultavano in funzione 500 mila esemplari di robot e cobot (i modelli collaborativi) e la prospettiva è che essi possano superare il picco delle 700 mila unità entro il prossimo biennio. Su scala mondiale si prevede una crescita del 40% del parco installato di qui al 2028, per un volume d’affari pari a circa 10,8 miliardi di dollari. Secondo alcune stime l’Italia è terza al mondo per numero di robot utilizzati per l’asservimento di macchine utensili e corre veloce anche in altri campi.

Quello dell’implementazione dei servizi e delle tecnologie per lo Internet of Things o IoT, fra gli altri: il Politecnico di Milano ha calcolato che nel 2022 essi abbiano generato un business da 8,3 miliardi di euro, in aumento del 13% rispetto all’anno precedente. La presenza di nuovi attori sui generis presso le linee di saldatura o nei magazzini e il ruolo sempre più importante dei software e delle reti telematiche pongono interrogativi e sfide che l’industria e i regolatori cercano di gestire. E anche in questa direzione viaggia la nuova proposta di Regolamento Macchine datata a fine maggio.

Il lato nascosto della digitalizzazione

Adottato dal Consiglio dell’Unione europea alla metà di quest’anno e destinato a entrare in vigore a livello continentale senza la necessità di un recepimento da parte dei singoli Stati, il Regolamento è a tutt’oggi suscettibile di ulteriori variazioni. Non c’è dubbio però che esso rappresenti un valido tentativo di interpretare un panorama in costante, inarrestabile mutamento.

Prende in considerazione l’immissione sui mercati di «macchine più avanzate e meno dipendenti dagli operatori» che curano «compiti definiti in ambienti strutturati» e «possono imparare a svolgere azioni nuove». Ovvero, ad acquisire un sempre maggiore margine di autonomia. E mette sul tavolo altri temi d’attualità. «Tra gli ulteriori perfezionamenti alle macchine, già realizzati o attesi, figurano», vi si legge, l’elaborazione in tempo reale di informazioni, la risoluzione di problemi, la mobilità, i sistemi di sensori, l’apprendimento, l’adattabilità e la capacità di funzionare in ambienti non strutturati (cantieri).