Sono stati presentati mercoledì 16 marzo dall’Agenzia delle entrate alle Associazioni di categoria, i dati relativi all’applicazione del sistema premiale degli studi di settore sul periodo d’imposta 2014 e sulle ipotesi di applicazione per il 2015.

L’efficacia dell’applicazione del premiale sui dati dichiarati dalle imprese nel 2014 è stato reso evidente da un’analisi dei dati con il cd. metodo statistico “controfattuale”, presentato da Sose. Tale metodologia statistica consente di confrontare i dati dichiarati dalle imprese appartenenti ai 157 studi di settore potenzialmente premiabili (oltre 2,123 milioni di contribuenti di cui oltre 527.000 congrui e coerenti, pari al 25% circa) con le stime dello scenario che si sarebbe verificato in assenza delle norme relative al sistema premiale.

L’analisi statistica ha potuto dimostrare come i valori dichiarati nel 2014 dai soggetti con studi nel premiale sono superiori rispetto agli altri, mediamente tra 35.000 e € 17.000 di ricavi e tra € 17.000 e € 8.800 di reddito.

Lo stesso studio statistico consente quindi di affermare che, a prescindere dal mero importo di adeguamento volontario in dichiarazione, gli studi evidenziano anche un adeguamento in corso d’anno. Infatti la stima effettuata da Sose ha individuato un innalzamento nel 2014 dei ricavi dichiarati di 3,969 miliardi di euro e di 1,952 miliardi di euro di maggiori redditi rispetto ad uno scenario in assenza di sistema premiale.

In termini di incremento di gettito erariale corrisponde a circa 1,034 miliardi di imposte sui redditi, IRAP e contributi previdenziali (considerando un’aliquota media di imposte sui redditi del 26%, di IRAP del 4% + contributi previdenziali del 23%) e di 674 milioni di IVA (considerando un’aliquota media Iva del 17%).

Tutto ciò detto, CNA (con Rete Imprese Italia) ha ribadito la necessità:

  1. di estendere per il futuro il premiale anche alla restante parte delle imprese ora ancora escluse dal meccanismo (si tratta delle imprese appartenenti a ben 24 studi di settore) e, sicuramente, di riproporre alla stessa platea di studi di settore anche per il 2015 la potenziale applicabilità dei benefici del sistema premiale;
  2. di evitare che errori di compilazione del modello studi di settore commessi in buona fede possano determinare l’esclusione dal meccanismo premiale le imprese;
  3. già rilevata anche negli scorsi anni di rivedere taluni indicatori di coerenza, ed in particolare quello sull’ “indice di copertura degli ammortamenti e dei costi per i beni di terzi” per tenere conto della crisi economica che ancora incide sui comportamenti delle imprese.

Per una sempre più efficace “compliance”, inoltre, è indispensabile consentire ai contribuenti di valutare le proprie posizioni in sede di versamento, con largo anticipo. A tal fine occorre che il decreto che ufficializza gli studi potenzialmente rientranti nel meccanismo premiale sia emanato il più presto possibile.

Occorre ricordare che il sistema premiale, introdotto con l’art.10 del DL201/2011, consente benefici sostanziali (preclusione da accertamenti di natura induttiva, innalzamento della soglia di tolleranza per l’applicazione del redditometro e riduzione di un anno dei termini di accertamento), ai soggetti congrui e coerenti che hanno indicato fedelmente tutti i dati nei modelli degli studi di settore. La stessa norma prevede che, sentite le organizzazioni di categoria, possano essere differenziati i termini di accesso tenendo conto del tipo di attività svolta dal contribuente. Tale percorso, iniziato nel 2011 con soli 55 studi su un totale di 205, escludendo le attività professionali, si può ora definire ormai completato. Positivo è quindi è il risultato perseguito dalla CNA (con Rete Imprese Italia) ed ora ottenuto, che consente di non escludere a priori i contribuenti dalla potenziale fruizione dei benefici del sistema premiale per il solo fatto di esercitare un’attività non rientrante nell’elenco degli studi individuati tra quelli “premiabili”.

Tornando ai dati presentati, l’Agenzia ha evidenziato che con riferimento al 2014 la platea dei soggetti rientranti nei 157 studi di settore potenzialmente premiabili è stata di oltre 2,123 milioni di contribuenti di cui oltre 527.000 congrui e coerenti (pari al 25% circa).

Tali dati contribuiscono alla discussione in atto sul futuro degli studi di settore e sulla loro efficacia per la compliance, ma anche a dare il giusto riconoscimento ai contribuenti virtuosi che sono congrui e coerenti.

Infatti, dai dati presentati dall’Agenzia delle entrate è emerso che, nel 2014, a fronte di un valore di ricavo medio dichiarato di € 247.000 circa dai soggetti rientranti negli studi destinatari del sistema premiale, i ricavi medi dei soggetti congrui e coerenti è stato di oltre € 425.000.

Allo stesso modo il valore medio del reddito dichiarato dai contribuenti rientranti negli studi destinatari del sistema premiale è stato di € 22.500 circa, mentre il reddito medio dei soggetti congrui e coerenti è stato di oltre € 51.000.

Vale la pena ricordare che nel 2013 gli studi interessati erano 99 e a fronte di una platea potenziale di 1,432 milioni di contribuenti, 384.000 circa sono risultati congrui e coerenti. Quindi l’incremento tra il 2013 e il 2014 è stato molto elevato in quanto ha consentito ad altri 690.000 contribuenti di confrontarsi con le condizioni di accesso al premiale e ad altri 142.000 contribuenti di avere i benefici del premiale.