Quattro miliardi e 900 milioni. In soli 36 mesi. Tanto è cresciuta la tassazione locale degli immobili produttivi delle imprese. Sono i numeri che evidenzia uno studio dell’Osservatorio di Cna Nazionale sulla tassazione della piccola impresa. Si tratta di una enorme mole di risorse sottratta agli investimenti ma ancora più grave è l’escalation di questa “spremitura”, passata, proprio negli anni in cui più mordeva la crisi, dai 4,7 miliardi del 2011, quando era in vigore solo l’Ici, ai 9,6 miliardi di quest’anno, somma delle entrate di Imu e Tasi.
L’indagine analizza l’andamento della tassazione, negli anni compresi tra il 2011 ed il 2014, nei 110 comuni monitorati finora dall’Osservatorio CNA della tassazione della piccola impresa. E’ bene da subito precisare che i risultati dello studio riguardano immobili specifici, (un laboratorio artigiano di 350 mq classificato nella categoria catastale C3 ed un negozio per la vendita di 175 mq classificato nella categoria catastale C), per cui le situazioni soggettive ipotizzate non possono essere assunte come elemento per una valutazione complessiva della tassazione locale sugli immobili produttivi. L’esame, infatti, è volto esclusivamente ad analizzare l’andamento nel tempo e nello spazio della tassazione comunale che verte su tipologie d’immobili utilizzati in modo prevalente da artigiani e commercianti nell’esercizio dell’attività d’impresa.
Inoltre, va tenuto conto che a innalzare la tassazione è, talvolta, l’elevato valore catastale degli immobili, che può essere addirittura superiore al valore di mercato: è il caso, ad esempio, di numerosi capannoni in area Pip (un problema che CNA sta affrontando con l’istituzione di un servizio che permetta alle imprese di chiedere l’adeguamento del primo con il secondo, così da pagare imposte eque rispetto all’effettivo valore degli immobili).
In questo contesto Modena si colloca più o meno a metà classifica per ciò che riguarda i laboratori artigianali e nella fascia bassa – la città meno esosa a livello regionale – per ciò che concerne i negozi.
Per quanto riguarda la nostra provincia, si tratta di un aumento dell’imposizione totale sugli immobili di un quarto in tre anni certo lontano dai massimi (ad esempio, dal 117,1% di Avellino, record per i laboratori artigianali, o dal 127,8 di Rimini per ciò che riguarda i negozi, ma anche dai minimi (cioè, dal -44,8% di Massa per gli immobili artigianali e dal -13,1% di Cuneo per quelli commerciali).
Un salasso che si è completato lo scorso 16 dicembre, quando è scattato il termine ultimo per versare il saldo dell’Imu e della Tasi, che con la Tari, la tassa sullo smaltimento dei rifiuti urbani, formano il terzetto delle imposte comunali sugli immobili che prende il nome di Iuc.
I numeri dello studio CNA dimostrano comunque che in questo 2015 le piccole imprese, e le famiglie, non potranno sopportare un ulteriore aumento, in qualsiasi forma mascherato, della tassazione sugli immobili, né la perdita dell’attuale deducibilità totale della Tasi versata su negozi, laboratori, capannoni. Al contrario, la CNA chiede una riduzione della tassazione, attraverso, per esempio, la deducibilità totale dell’Imu dal reddito d’impresa, oggi ingiustamente limitata al 20%, un’autentica terza tassazione sugli immobili che servono a far sopravvivere le imprese.
Le imprese attendono, al contrario, la deducibilità del 100% dell’IMU dal reddito d’impresa e dall’IRAP. La deducibilità completa dell’IMU dal reddito d’impresa e dalla base imponibile IRAP, oltre ad eliminare una norma incostituzionale, potrebbe, infatti, andare nella direzione di ridurre in modo automatico l’incidenza della tassazione erariale all’aumentare di quella comunale, riequilibrando il “Total Tax Rate” complessivo.
I beni strumentali all’attività produttiva hanno lo scopo di produrre il reddito d’impresa, lo stesso reddito che viene tassato ai fini IRPEF (ai fini IRES, per le società di capitali). L’IMU, pertanto, costituisce così un costo inerente alla produzione del reddito. La mancata deducibilità totale del tributo comunale determina, conseguentemente, la tassazione di un reddito d’impresa (quello relativo all’IMU indeducibile), mai realizzato, in contrasto con l’articolo 53 della Costituzione, che sancisce il principio di capacità contributiva.