Il dinamismo imprenditoriale italiano ha contagiato anche gli immigrati. L’Italia è il primo Paese europeo per lavoratori autonomi e imprenditori attivi, ed è tra i primi tre per lavoratori autonomi e imprenditori nati all’estero. Terzo, dietro Regno Unito e Germania, per la quota sul totale della UE, e primo addirittura per quanto riguarda i non comunitari. È quanto emerge nel Rapporto “Immigrazione e Imprenditoria 2015” redatto dal Centro studi e ricerche dell’Idos, in collaborazione con CNA e Moneygram, che è stato presentato il 10 novembre 2015 a Roma, nella sede nazionale della CNA. Alla presentazione sono intervenuti il Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, il segretario Generale della CNA, Sergio Silvestrini, il Presidente di Idos, Ugo Melchionda, Maria Paola Nanni, del Centro Studi e Ricerche Idos, curatrice del volume, e Paolo Bernini, SR regional director Moneygram.

Sono oltre mezzo milione le imprese gestite in Italia da nati all’estero, in crescita costante anche negli anni della crisi e in controtendenza rispetto all’andamento generale. Per la precisione, alla fine del 2014, erano 524.674, in aumento del 5,6% rispetto all’anno precedente e del 15,6% in confronto al 2011. Uno stock che rappresenta l’8,7% delle imprese nazionali, oltre sei milioni in tutto, e il 12,9% delle imprese individuali.

La scelta del lavoro autonomo-imprenditoriale, soprattutto in questa fase di persistente criticità, si configura, probabilmente, innanzitutto come un’alternativa alle difficoltà nel mondo del lavoro dipendente ma è anche una spinta verso l’autonomia e l’inserimento nel tessuto socio-economico. Gli imprenditori di origine straniera, inoltre, stanno seguendo perlopiù logiche di sostituzione in settori maturi, come il commercio e l’edilizia, anche per gli esigui capitali di investimento di cui, in genere, dispongono.

In allegato è disponibile il “Rapporto “Immigrazione e Imprenditoria 2015”.