Lo sconto in fattura al posto della detrazione fiscale per Ecobonus e Sismabonus nel Decreto crescita altera la concorrenza danneggiando le piccole e medie aziende. Per questo, due imprese modenesi Amati Pietro e Tecnofreddo, assieme ad altre 58 aziende di altre province dei settori impianti, legno e arredamento associate a CNA, hanno avviato un procedimento amministrativo davanti alla Commissione europea e all’Autorità garante della concorrenza ed il mercato affinché venga accertata l’illegittimità dell’art. 10 del Decreto Crescita per violazione del diritto comunitario e/o nazionale della concorrenza.
Il Decreto prevede la possibilità, per chi effettua interventi rientranti nell’applicazione di Eco e Sismabonus, di chiedere sul corrispettivo dovuto al fornitore, in sostituzione degli incentivi fiscali, uno sconto di pari valore a questi ultimi. Lo sconto sarà poi riconosciuto al fornitore stesso, come credito d’imposta da utilizzare esclusivamente in compensazione, in cinque quote annuali. È anche prevista la possibilità per il fornitore che ha effettuato gli interventi di cedere il credito d’imposta ai propri fornitori di beni e servizi, con esclusione della possibilità di ulteriori cessioni da parte di questi ultimi o di cessione ad istituti di credito e ad intermediari finanziari.
In buona sostanza, un rivenditore di infissi che vende una finestra a taglio termico ad esempio a 1.000 euro, se il cliente lo chiede, dovrà effettuare uno sconto del 50%, incassando 500 euro e pagando una ritenuta dell’8%. Gli rimarranno in tasca, cioè, 420 euro. I 500 euro di sconto gli saranno rimborsati dallo Stato in 5 anni, a meno di individuare un “buon samaritano” tra i propri fornitori che gli riconosca, alle medesime condizioni, lo stesso sconto.
È evidente che in questo modo si chiede alle piccole imprese di fare da bancomat allo Stato, anticipando le somme che quest’ultimo dovrebbe riconoscere ai beneficiari dei bonus, agevolando, invece, i grandi fornitori che dispongono di maggiori possibilità finanziarie.
“Il provvedimento varato dal Parlamento – commenta CNA – ci ha convinto a mobilitarci a tutela delle piccole imprese, come già fatto in altre occasioni nei confronti di Amazon (per la vendita di FGas da parte di addetti non certificati) e dei produttori di camion (per avere fatto cartello). Ci siamo, quindi, attivati per ricorrere sia all’Antitrust che alla Commissione europea per ottenere la cancellazione dell’articolo 10, che riteniamo un tentativo di favorire la concentrazione del mercato della riqualificazione energetica nelle mani di pochi operatori, con conseguente alterazione della concorrenza, rappresentando un indebito aiuto di Stato per le grandi imprese a danno delle piccole e medie”.
Il mercato è rilevante. Secondo l’ultimo Rapporto Enea i lavori di efficientamento energetico del patrimonio edilizio che hanno beneficiato dell’Ecobonus nel 2018 sono stati 334mila con 3,3 miliardi di euro di investimenti.