La Legge di Bilancio 2023, in vigore dall’1° gennaio, non ha sostanzialmente affrontato l’enorme problema della crisi di liquidità del comparto delle costruzioni a causa del perdurante blocco della cessione dei crediti derivanti dai bonus edilizi. La recente conversione del DL n. 176/2022 “Aiuti-quater” (*aggiornamento del 17/01/2023 – Legge 6/2023 di conversione del Decreto Aiuti-Quater) prevede qualche correttivo che modifica ancora una volta il meccanismo delle cessioni. La legge di conversione prevede nello specifico:

  • l’aumento retroattivo delle cessioni al sistema bancario da due a tre, per un totale di cinque cessioni: la prima libera o “jolly”; tre cessioni al sistema bancario; un’ulteriore cessione concessa alla banche verso i correntisti non consumatori;
  • la possibilità, confermata, di utilizzare i crediti presenti in piattaforma entro il 31 ottobre 2022 e non ancora utilizzati, spalmandoli in 10 anni anziché 5;
  • la garanzia SACE per i prestiti richiesti dalle imprese per sopperire alla mancanza di liquidità dovuta al blocco delle cessioni (in sostanza, i crediti d’imposta eventualmente maturati dall’impresa ai sensi degli articoli 119 e 121 del Decreto Rilancio, potranno essere considerati dalla banca o istituzione finanziatrice quale parametro ai fini della valutazione del merito di credito dell’impresa richiedente il finanziamento).

Su quest’ultima misura CNA ha già espresso la propria posizione, considerando non efficace l’ipotesi di trasformare i crediti fiscali in finanziamenti assistiti con garanzia pubblica. Si tratta dell’ennesimo tentativo di scaricare sul tessuto delle imprese l’onere di una obbligazione che è interamente in capo allo Stato. La certezza della cedibilità dei crediti fiscali da parte delle imprese della filiera è la condizione essenziale per sostenere il meccanismo dello sconto in fattura.

A fronte di una situazione che stenta ad evolvere positivamente, nonostante la continua e pressante azione di denuncia svolta da CNA presso i decisori pubblici, nelle scorse settimane è stata condotta una nuova rilevazione di campo presso le imprese del settore delle costruzioni (edilizia, impiantistica, serramenti). In meno di una settimana circa 1300 aziende associate hanno garantito la loro partecipazione confermando che la situazione rimane preoccupante e che senza interventi ad hoc da parte del Governo continuerà a non trovare sbocchi positivi.

Tra i risultati ottenuti, due sono gli elementi che generano la maggiore preoccupazione:

  • innanzitutto, le imprese che hanno crediti incagliati, pur diminuendo di consistenza rispetto al maggio scorso, restano largamente maggioritarie costituendo il 64,2% del totale delle aziende interpellate;
  • in secondo luogo, è cresciuta in modo esponenziale la quota di aziende i cui crediti “ristagnano” nei cassetti fiscali ristagnano da oltre 5 mesi: sono oggi il 74,9% del totale mentre nell’indagine realizzata nel maggio scorso non superavano il 35%.

Un ulteriore elemento di criticità nel quadro attuale va valutato in termini prospettici. Giova segnalare, a questo riguardo, che solo il 7,3% delle imprese rimaste “scottate” dall’accaduto dichiara che accetterà ancora lo sconto in fattura per i nuovi lavori che prenderà in carico. Tutte le altre, ossia il 92,7%, non lo faranno a scopo cautelativo. Tra queste, più dei due terzi prevedono e mettono in conto una significativa riduzione del loro fatturato nel prossimo futuro.

L’indagine esplora anche le opinioni delle imprese relativamente alle proposte di modifica al Superbonus 110% per il 2023, con particolare riferimento alla prevedibile contrazione del loro mercato di riferimento. Il 50,4% delle imprese ritiene che gli investimenti in edilizia si fermeranno del tutto o, nella migliore delle ipotesi, si dimezzeranno, il 30,2% dichiara di non conosce la riforma o di non essere in grado di esprimersi sul suo impatto, solo il 19,5% pensa che la contrazione sarà inferiore al 40% o addirittura inferiore. È possibile visionare il report completo dell’indagine al seguente LINK