Erano una settantina gli imprenditori che mercoledì 28 gennaio 2015 hanno partecipato all’incontro organizzato da CNA con Fabrizio Togni, direttore generale del gruppo BPER, il più importante istituto bancario del nostro territorio e tra i più dinamici a livello nazionale.
Si è trattato di un incontro costruttivo, durante il quale Togni si è confrontato con la platea degli imprenditori attorno ai temi che stanno alla base del rapporto tra banche e imprese, una relazione profondamente mutata in conseguenza della crisi finanziaria del 2008. “Una crisi – ha commentato il Direttore Generale del gruppo BPER – nata al di fuori dell’Italia e che ha bruciato il 25% del nostro tessuto produttivo”.
Togni si è soffermato anche sull’importanza del territorio, “un luogo comune di cui si fa un gran parlare. In realtà bisogna vedere come si traduce questa territorialità. BPER è consapevole di essere cresciuta grazie al territorio su cui si è radicata e in virtù di questa consapevolezza si è spesa per esso. Lo ha fatto in occasione del terremoto e lo ha fatto in occasione della crisi, sostenendo le imprese al di là delle mere considerazioni di bilancio”.
Il dirigente della BPER, il sesto gruppo bancario italiano per dimensione, ha poi parlato dell’esposizione bancaria delle imprese italiane, additata come punto di debolezza del nostro sistema economico. “Occorre essere chiari – ha spiegato Togni – le tipologie di finanza alternativa spesso non sono alla portata delle piccole imprese. Penso ai minibond, piuttosto costosi, o a strumenti tipici di altre economie come il crowdfunding. Noi monitoriamo questi strumenti, ma credo che la criticità del sistema sia un’altra, vale a dire la sottocapitalizzazione delle imprese. Oggi, anche in conseguenza delle normative bancarie, occorrono imprese più ricche e imprenditori magari un po’ più poveri”.
Completa identità di vedute con gli imprenditori sul tema concordati in continuità, questione sollevata dal presidente provinciale di CNA, Umberto Venturi. “L’Italia – ha osservato al riguardo Togni – è l’unico paese dove i debitori sono tutelati più dei creditori e questo è inaccettabile, perché ciò ostacola i rapporti commerciali. A volte si chiede alla politica di fare. In questo caso, sarebbe opportuno disfare, per poi regolare una questione così importante per il mondo economico”.
Togni si è soffermato anche sulla situazione economica attuale, “contraddistinta – ha puntualizzato il Direttore Generale BPER – da un enorme disponibilità di liquidità. Denaro che le banche vorrebbero prestare, perché non dimentichiamo che gli istituti di credito guadagnano di più prestando piuttosto che con la raccolta, almeno sino a quando ci sono garanzie sul ritorno di questi prestiti. La banca, infatti, non è un fondo di private equity che investe direttamente nell’impresa e che gode quindi di elevata marginalità. E’ chiaro che questa disponibilità delle banche a prestare deve essere supportata da business plan credibili, che esprimano progetti sostenibili nel tempo, in grado di dare sufficienti garanzie di rientro in un arco di tempo compreso tra i 6 ed i 9 anni. Le nuove regole che sovrintendono l’attività delle banche hanno proprio questa funzione di garanzia, e credo che, quando queste ultime saranno patrimonio comune, il dialogo tra banche e imprese potrà tornare a diventare scorrevole perché sarà basato su regole certe ed un linguaggio comune”.
Il futuro? “Innanzitutto dobbiamo smetterla di parlare di crisi, un termine che è improprio a descrivere la situazione in cui siamo precipitati. Siamo piombati su uno scalino molto più basso di quello in cui ci trovavamo sino al 2007, e da lì dobbiamo ripartire. Io credo che ci siano elementi per guardare ai prossimi mesi con un certo ottimismo: i già citati fondi di private equity guardano all’Italia con rinnovato entusiasmo, i concordati negli ultimi mesi stanno rallentando e anche l’andamento dei mutui per l’acquisto di abitazioni sta fornendo segnali incoraggianti. Di certo c’è che questa situazione costringe un po’ tutti noi a reinventarci. Dobbiamo avere il coraggio di buttare il cuore oltre l’ostacolo e ricominciare a fare impresa, banche comprese, perché anche queste ultime sono aziende come tutte le altre. Perché è vero che fare impresa è di per sé un rischio, ma un rischio che può essere ripagato da grandi soddisfazioni, non solo economiche”.