Una crescita del 9,2%, quasi come ai bei tempi (lo scorso anno, in realtà), quando il made in Italy inanellava balzi a doppia cifra mese dopo mese. Il dato di ottobre dell’export extra-Ue supera le attese e arrotonda il bilancio del 2023, che a questo punto nei primi dieci mesi vede un progresso del 4,3%.

Crescita quasi corale, quella registrata dall’Istat, che vede anzitutto un balzo del 10% per gli Stati Uniti, nostro primo mercato di sbocco non europeo. L’arretramento limitato di India e Cina frena solo in parte le medie, spinte verso l’alto anche dai progressi decisi nel Regno Unito e nel Medio Oriente.

In termini settoriali, la crescita è alimentata, oltre che dalle maggiori vendite di energia, da un progresso di beni strumentali (+21,9%) e beni di consumo non durevoli (+7,6%).

Risultati difficilmente prevedibili, alla luce del rallentamento del commercio globale e delle nuove incertezze in arrivo nel Medio Oriente che spingono a oltre 250 miliardi il bilancio degli incassi dei primi dieci mesi, dieci in più rispetto all’anno precedente.

L’import continua a presentare flessioni (-18,7%), principalmente per la contrazione degli acquisti di energia (-35,8%), a cui si aggiunge però la frenata di beni intermedi (-14,2%) e beni di consumo non durevoli (-7,8%).

Tra i cambiamenti più evidenti va segnalato il flusso di acquisti da Mosca, ormai esaurito per la scelta di approvvigionarsi di gas altrove: se lo scorso anno le importazioni gennaio-ottobre dalla Russia sfioravano i 25 miliardi, producendo un deficit commerciale di 20 miliardi, oggi il dato degli acquisti è quasi azzerato (-85%), con il risultato di produrre uno storico avanzo di oltre 200 milioni di euro nei confronti della Russia.

Nei primi dieci mesi del 2023, il crollo del gas e del greggio ha un effetto evidente: il saldo commerciale con i paesi extra Ue27 è infatti positivo per 34 miliardi, da un rosso di quasi 32 nello stesso periodo del 2022.