Dai primi mesi del 2014 sono state introdotte numerose e significative novità legislative per ridurre la rigidità del mercato del lavoro e per renderlo più aderente alle esigenze delle imprese.
Il Dl 34/2014 del 20 marzo 2014 (il cosiddetto “Decreto Poletti”) ha consentito alle imprese di non dover più “giustificare” l’attivazione di nuovi rapporti di lavoro temporanei.
La Legge di Stabilità per il 2015 ha ridotto il costo del lavoro sui contratti a tempo indeterminato mediante l’esenzione dei contributi Inps per i primi tre anni.
Il Decreto attuativo 23/2015 del Jobs Act, in vigore dal 7 marzo 2015, ha introdotto una maggiore flessibilità nella gestione dei rapporti di lavoro nelle imprese attraverso il superamento de facto dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, offrendo alle imprese un quadro certo dei costi economici e delle tempistiche in caso di risoluzione del rapporto di lavoro.
La CNA prosegue nel monitoraggio di queste misure con l’Osservatorio Mercato del Lavoro che, ogni mese, analizza l’andamento dell’occupazione su un campione di 20.500 micro e piccole imprese che occupano circa 125mila dipendenti. Un campione molto rappresentativo della piccola impresa alla quale, va ricordato, non si applicano le disposizioni sui licenziamenti previste dall’articolo 18.
Con il primo semestre 2015 cominciano a delinearsi gli effetti delle norme sui contratti applicati nelle realtà produttive di dimensioni più piccole.
Nel periodo gennaio-giugno 2015 aumenta l’occupazione nelle micro e piccole imprese: il saldo mensile tra assunzioni e cessazioni risulta sempre positivo.
Il numero di assunzioni effettuate, con cadenza mensile, dalle imprese del campione CNA, inoltre, è risultato costantemente superiore alle cessazioni, determinando un incremento complessivo dell’occupazione di 4.519 addetti, pari al +3,6 per cento.
Il Jobs Act
Il Jobs Act ha avviato un processo di ricomposizione delle forme contrattuali trasferendo le preferenze delle imprese verso il contratto a tempo indeterminato.
Nei primi sei mesi del 2015 le assunzioni con contratti a tempo indeterminato sono state 6.321 (contro le 5.842 del 2014) segnando un aumento dell’8,2 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Gli sgravi contributivi e il nuovo contratto a tempo indeterminato con tutele crescenti stanno favorendo, quindi, il ricorso a forme contrattuali più stabili.
L’analisi dei dati mensili permette di cogliere altre dinamiche interessanti. Le assunzioni a tempo indeterminato sono aumentate in maniera molto consistente, rispetto al 2014, nei mesi immediatamente successivi all’approvazione del Jobs Act (+54,7 per cento a marzo e +28,2 per cento ad aprile).
A maggio e a giugno si sono registrate invece due variazioni tendenziali negative.
Battute di arresto che dipendono, probabilmente, dal fatto che la decontribuzione, contenuta nella Legge di Stabilità, e il Jobs Act hanno indotto le imprese a riorganizzare immediatamente gli organici utilizzando i nuovi contratti per godere, da subito, dei benefici economici.
Effettuato questo aggiustamento, in assenza di una ripresa solida del ciclo economico – condizione necessaria per ampliare gli organici in maniera duratura – le assunzioni a tempo indeterminato sono diminuite rispetto agli stessi mesi del 2014.
Esaminando gli andamenti semestrali delle altre tipologie contrattuali, si osserva che le assunzioni a tempo determinato sono lievemente calate (-0,4 per cento) mentre sono crollate le assunzioni effettuate con altre tipologie contrattuali. L’apprendistato ha segnato un -15 per cento, mentre il lavoro intermittente si è quasi dimezzato, toccando il -43,7 per cento.
L’apprendistato
La forte incentivazione e l’assenza di oneri burocratici per i nuovi contratti a tempo indeterminato hanno scoraggiato, in particolare, l’utilizzo dell’apprendistato, che soffre un numero eccessivo di adempimenti, in grado di annullare i vantaggi economici e normativi dello strumento e la possibilità di formare le professionalità necessarie alle esigenze delle imprese.
Il lavoro intermittente
Per quanto concerne l’uso del lavoro intermittente, la restrizione del campo di applicazione di questo strumento ne circoscrive sempre più l’utilizzo.
Conclusioni
Dai dati del campione di 20.500 imprese monitorato dalla CNA, relativi al primo semestre 2015, emerge che le misure governative in tema di lavoro stanno cogliendo gli obiettivi che si proponevano: aumentare l’occupazione e, nel contempo, la qualità e la stabilità dei rapporti di lavoro, rendendo più convenienti le assunzioni con contratti a tempo indeterminato.
Al momento il risultato migliore appare la ricomposizione delle tipologie contrattuali, con la forte crescita del tempo indeterminato a tutele crescenti, e la riduzione dell’utilizzo delle altre tipologie.
L’aumento complessivo dell’occupazione, nei primi mesi del 2015, è stato continuo e lievemente superiore a quello registrato negli stessi mesi del 2014. Ma è ancora presto per una valutazione definitiva dell’efficacia delle novità legislative sulla creazione di nuovi posti di lavoro.
Il vero banco di prova giungerà solo in autunno, quando, dopo la prevedibile flessione stagionale di luglio e agosto, sarà possibile verificare se l’occupazione continuerà a mantenere un ritmo espansivo, al contrario di quanto accadde nel 2014. Nella parte finale dell’anno scorso, infatti, si registrò una marcata contrazione.