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Decreto Dignità e lo sport dilettantistico

Il cosiddetto “Decreto Dignità” ha abrogato alcuni importanti contenuti della Legge di bilancio 2018, in riferimento allo sport dilettantistico.

E’ stata abroga l’intera disciplina relativa alle società sportive lucrative.

Il ricorso a questa tipologia societaria avrebbe consentito di beneficiare di alcune agevolazioni fiscali.

Alle SSD LUCRATIVE infatti, erano riconosciute:

In realtà, quest’ultima tipologia non è mai esistita, in quanto il CONI non aveva ancora consentito alle Società Lucrative l’iscrizione nel proprio Registro Unico Nazionale, quindi non le aveva ancora riconosciute.

Il decreto “dignità”, ha eliminato inoltre quelle  norme riferite ai compensi “sportivi” , riportandoli di fatto alla situazione precedente il 31 dicembre 2017: cioè non vengono più qualificati come oggetto di contratti di collaborazione coordinata e continuativa le prestazioni rese a fini istituzionali in favore delle associazioni e società sportive dilettantistiche affiliate alle FSN, alle DSA e agli EPS riconosciuti dal CONI e i cui compensi costituiscono redditi diversi ai sensi dell’art. 67, lett. m) T.U.I.R. (quindi esenti da contribuzione INPS (ex ENPALS) e INAIL per l’intero importo erogato e esenti da imposte fino all’importo annuo di € 10.000,00.

Si ripresenta comunque l’antica problematica del corretto inquadramento dei collaboratori sportivi, ed è auspicabile che il CONI emani quelle delibere relative alle mansioni riconosciute che il mondo sportivo dilettantistico aspetta da mesi. Nel caso in cui tali delibere non fossero più necessarie ai fini dell’abrogata legge di bilancio, potrebbero comunque tornare utili ai fini ispettivi.

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