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Comparto costruzioni: non si scioglie il nodo dei crediti bloccati

La Legge di Bilancio 2023, in vigore dall’1° gennaio, non ha sostanzialmente affrontato l’enorme problema della crisi di liquidità del comparto delle costruzioni a causa del perdurante blocco della cessione dei crediti derivanti dai bonus edilizi. La recente conversione del DL n. 176/2022 “Aiuti-quater” (*aggiornamento del 17/01/2023 – Legge 6/2023 di conversione del Decreto Aiuti-Quater) prevede qualche correttivo che modifica ancora una volta il meccanismo delle cessioni. La legge di conversione prevede nello specifico:

Su quest’ultima misura CNA ha già espresso la propria posizione, considerando non efficace l’ipotesi di trasformare i crediti fiscali in finanziamenti assistiti con garanzia pubblica. Si tratta dell’ennesimo tentativo di scaricare sul tessuto delle imprese l’onere di una obbligazione che è interamente in capo allo Stato. La certezza della cedibilità dei crediti fiscali da parte delle imprese della filiera è la condizione essenziale per sostenere il meccanismo dello sconto in fattura.

A fronte di una situazione che stenta ad evolvere positivamente, nonostante la continua e pressante azione di denuncia svolta da CNA presso i decisori pubblici, nelle scorse settimane è stata condotta una nuova rilevazione di campo presso le imprese del settore delle costruzioni (edilizia, impiantistica, serramenti). In meno di una settimana circa 1300 aziende associate hanno garantito la loro partecipazione confermando che la situazione rimane preoccupante e che senza interventi ad hoc da parte del Governo continuerà a non trovare sbocchi positivi.

Tra i risultati ottenuti, due sono gli elementi che generano la maggiore preoccupazione:

Un ulteriore elemento di criticità nel quadro attuale va valutato in termini prospettici. Giova segnalare, a questo riguardo, che solo il 7,3% delle imprese rimaste “scottate” dall’accaduto dichiara che accetterà ancora lo sconto in fattura per i nuovi lavori che prenderà in carico. Tutte le altre, ossia il 92,7%, non lo faranno a scopo cautelativo. Tra queste, più dei due terzi prevedono e mettono in conto una significativa riduzione del loro fatturato nel prossimo futuro.

L’indagine esplora anche le opinioni delle imprese relativamente alle proposte di modifica al Superbonus 110% per il 2023, con particolare riferimento alla prevedibile contrazione del loro mercato di riferimento. Il 50,4% delle imprese ritiene che gli investimenti in edilizia si fermeranno del tutto o, nella migliore delle ipotesi, si dimezzeranno, il 30,2% dichiara di non conosce la riforma o di non essere in grado di esprimersi sul suo impatto, solo il 19,5% pensa che la contrazione sarà inferiore al 40% o addirittura inferiore. È possibile visionare il report completo dell’indagine al seguente LINK

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