Gli studi di settore cambiano natura: da strumento di accertamento diventeranno uno strumento con la duplice finalità, da una parte assegnando benefici alle imprese (soprattutto in termini di tranquillità fiscale nel subire accertamenti induttivi da parte dell’Agenzia delle Entrate), dall’altra, favorendo la compliance.
Infatti, i nuovi studi di settore, non definiranno più un valore ai ricavi di congruità puntuale a cui uniformarsi, ma restituiranno all’impresa un indice di “affidabilità/compliance” in una scala da 1 (valore min) a 10 (valore max). La collocazione nella scala consentirà all’impresa di conoscere già all’inizio dell’anno il suo posizionamento “pregresso” oltre che dell’anno per il quale andrà a formare la dichiarazione annuale, consentendogli così di valutare la propria “rischiosità erariale” nei confronti del Fisco e valutare eventuali interventi di miglioramento del suo posizionamento, anche per ottenere i benefici del sistema premiale (ad esempio aggiungendo ricavi come con l’attuale “adeguamento” in dichiarazione).
Attualmente il sistema premiale protegge le imprese in regola con gli studi di settore (congrue e coerenti) da altri accertamenti di natura induttiva, eleva la protezione da eventuali accertamenti da redditometro dal 25% al 33% del reddito dichiarato e prevede la riduzione di un anno degli ordinari termini di prescrizione per gli accertamenti.
La nuova metodologia di costruzione dello strumento consentirà una semplificazione dei modelli dichiarativi attraverso la riduzione del numero degli studi, dei cluster, nonché delle informazioni necessarie per stimare i vari indicatori di “affidabilità/compliance”.
Il primo passaggio fondamentale per dare attuazione al progetto è quello normativo, che dovrebbe avvenire nella prossima Legge di Stabilità. Occorre quindi attendere la ridefinizione del contesto normativo dello strumento, così come la definizione di “dettagli” sostanziali quali, ad esempio, il livello dell’indice di affidabilità oltre il quale inizieranno ad essere attribuiti alle imprese i benefici premiali. In futuro, infatti, esisterà solamente un indice di “affidabilità/compliance” determinato dalla combinazione di più indicatori: alcuni di stima dei valori economici (ricavi, valore aggiunto, reddito), altri di coerenza e normalità. I singoli indicatori parziali, che saranno diversi per ogni studio secondo il settore e l’attività svolta, verranno costruiti, così come avviene ora, sulla base di valutazione statistiche dei dati comunicati dalle imprese negli anni passati.
A differenza di quanto accade ora per la costruzione degli attuali studi di settore, dove sono presi in considerazione i valori comunicati in un solo anno, nel futuro verrà utilizzato l’insieme dei dati relativi agli ultimi 8 anni disponibili. Questo garantirà una maggiore stabilità ed affidabilità delle stime alla base dei diversi indicatori parziali che verranno individuati.
Ulteriore elemento che entrerà a far parte della definizione dell’indice è l’andamento ciclico del settore che consentirà così di cogliere eventuali stati di crisi economica settoriale.
CNA valuta positivamente questo intervento, anche se rimane necessario arrivare al più presto a un nuovo sistema di tassazione che premi l’efficienza e la fedeltà fiscale in modo automatico all’aumentare del reddito dichiarato. Da questo punto di vista, infatti, è apprezzabile l’idea di uno studio di settore che serva a determinare una soglia di ricavi minima, non vincolante da un punto di vista fiscale. A partire da questo reddito minimo, andrebbe introdotta un’imposta sostitutiva ai fini delle imposte sul reddito e dell’IRAP molto ridotta, ad esempio del 10%, ossia pari all’aliquota ora applicata sui redditi di produttività dei lavoratori dipendenti.
In questo modo si verrebbe a creare un sistema di incentivi volto a stimolare i contribuenti ad accrescere la loro capacità produttiva, al fine di abbassare la tassazione media sul reddito da loro prodotto.