Torna in campo l’obiettivo di qualificare e ridurre il numero delle stazioni appaltanti. A riproporre con forza il tema su cui è naufragata buona parte dell’attuazione del codice degli appalti varato ad aprile 2016 è la ministra per le Infrastrutture, Paola De Micheli.
Al momento in Italia sono attive circa 36mila stazioni appaltanti. Si tratta di un dato approssimativo, perché nessuno conosce con certezza il numero degli enti abilitati a bandire le gare – di qualunque importo – spesso non avendo le spalle abbastanza larghe per portare a termine il compito o per affrontare con le giuste competenze tecnico-economiche i problemi che inevitabilmente nascono in cantiere.
“Sono per dar seguito finalmente al codice sulla qualificazione delle stazioni appaltanti – rilancia la De Micheli- Lo so che avremo delle resistenze da parte degli enti locali, ma questa cosa è necessaria, totalmente necessaria per accelerare le procedure”.
Già nel 2017 – con Graziano Delrio al vertice di Porta Pia – si era tentato di ridurre a circa 6mila il numero delle stazioni appaltanti. La bozza di decreto messa a punto all’epoca prevedeva che gli enti potessero qualificarsi a gestire le gare per quattro fasce di importo di lavori, beni e servizi, anche in base alla dotazione di personale interno con i giusti requisiti (competenze tecniche, giuridiche o economiche). Allora tutto si impantanò per l’opposizione dei Comuni, restii ad accettare una riforma che nei fatti finirebbe per spogliare migliaia di enti locali del potere di gestire in autonomia l’assegnazione delle commesse. Ora bisognerebbe ricominciare daccapo.
Una sponda a un intervento di questo tipo potrebbe fornirla il cantiere aperto sul nuovo regolamento attuativo del codice, cui sta freneticamente lavorando proprio in questi giorni la commissione ad hoc nominata da De Micheli. La commissione formata da 13 esperti si è divisa in 12 sottogruppi, distribuendosi il compito di portare a termine ciascuno un pezzo dei temi che saranno trattati dal regolamento (dalla progettazione al collaudo dei lavori).
L’obiettivo era arrivare a una bozza definitiva entro il 31 gennaio. Il termine è stato sforato, ma novità sono attese già nei prossimi giorni. Nel provvedimento, che parte da uno schema di ben 270 articoli, troverà spazio una rivisitazione del ruolo dei RUP (Responsabile unico del procedimento), i funzionari pubblici incaricati di seguire le gare. Avvicinandosi all’idea di rendere più qualificate e responsabili le stazioni appaltanti, ai RUP potrebbe venire chiesto di dimostrare il possesso di certi requisiti, quanto meno in termini di titoli di studio graduati in base al valore o alla complessità delle gare da gestire.
Per maggiori informazioni contattare Daniele Tanferri, responsabile CNA Servizi Pubblici Appalti – tel. 059 418548 – dtanferri@mo.cna.it