Rischia di diventare tanto grave quanto pericolosa la situazione dei gommisti, che sempre più spesso segnalano difficoltà nel ritiro di pneumatici fuori uso da parte degli operatori specializzati.
Questo smaltimento, infatti, ad oggi è pagato dall’utilizzatore finale con l’applicazione di un contributo ambientale che va a pagare l’attività dei consorzi obbligatori incaricati del ritiro.
L’esplodere del fenomeno degli acquisti di gomme all’estero, per i quali non si paga il contributo ambientale e non sufficientemente regolamentato per quanto riguarda gli adempimenti doganali e ambientali, ha fatto andare in corto circuito il sistema: i consorzi, infatti, hanno fissato quote relative al prelievo di pneumatici fuori uso, per non farsi carico di quella parte per la quale non è stato pagato il contributo ambientale. Raggiunta tale quota, la procedura si ferma fino a quando non vengono fissate ulteriori quote per il ritiro.
Il risultato è che i gommisti sono alle prese con quantità crescenti di pneumatici fuori uso da stoccare, esponendo le imprese a sanzioni e a procedimenti penali.
“Da tempo – dice Franco Spaggiari, responsabile della categoria per CNA Modena – facciamo presente che il sistema va riformato obbligando consorzi (che hanno come soci i produttori di pneumatici) costituiti peraltro proprio con questa finalità, allo smaltimento.
Abbiamo anche scritto varie volte al Ministero competente affinché venga cambiata la norma, e sollecitato i Consorzi al ritiro”.
“In attesa del cambiamento delle norme – chiosa Spaggiari – è necessario sollecitare i consorzi al ritiro ed eventualmente iscriversi a qualche altro consorzio informandosi sulle disponibilità al ritiro. Ma è anche necessario che gli organi competenti istituiscano una task force dedicata che tenga conto di quella che è ormai una situazione di emergenza che rischia di gravare sulle sole spalle dei gommisti, l’anello debole di una catena di fornitura e smaltimento resa inadeguata dall’abbattimento delle frontiere della commercializzazione di pneumatici”.