È davvero sorprendente leggere la nota dei sindacati in merito agli appalti sulle pulizie negli uffici di CNA, una nota che, di fatto, stabilisce come per le organizzazioni dei lavoratori esistano in questo caso lavoratori di serie A, quelli delle imprese che perdono gli appalti, indetti peraltro per garantire trasparenza e legalità, e quelli di serie B, vale a dire i dipendenti delle imprese artigiane che si sono aggiudicate l’incarico.

“Se è una colpa – si legge in una nota di CNA – in un contesto economico che costringe tutti a valutare con estrema attenzione i costi, quella di aver definito appalti per l’assegnazione delle pulizie in CNA, allora siamo colpevoli. E se è una colpa aver suddiviso gli appalti in modo da permettere la partecipazione alla gara alle piccole imprese, spesso escluse dalle stesse, allora anche in questo caso siamo colpevoli”.

Ecco perché è sorprendente – oltre che falsa – l’accusa dei sindacati di aver disatteso il patto regionale per il lavoro. A questo proposito, infatti, corre l’obbligo di osservare che CNA, in quanto ente di natura privata, non sarebbe nemmeno tenuta ad appaltare alcuna opera, ma ha scelto questa strada proprio per non escludere nessuno. Tra l’altro, ponendo come condizione per la partecipazione alla gara l’applicazione di tutti i contratti collettivi, ad esempio per ciò che riguarda i salari, la sicurezza del lavoro, la legalità.

Tutto ciò che è previsto dal Patto regionale per il lavoro, citato (a sproposito) nella nota.
In questo contesto il dubbio è un altro: non è che i sindacati, con questa presa di posizione, abbiano voluto strumentalmente difendere interessi aziendali, anziché quelli collettivi dei lavoratori?

Ai lettori ogni giudizio in merito. Per quanto ci riguarda – chiosa la nota di CNA – anche in virtù di questo dubbio, tutt’altro che amletico, rispediamo al mittente ogni lezione di moralità.

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