Servirà a restituire il potere d’acquisto che le pensioni hanno perduto a causa dell’inflazione, l’aumento del 7,3% che scatterà a partire dal prossimo 1°gennaio. Il ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti, infatti, ha firmato il decreto che dispone l’adeguamento delle pensioni al costo della vita, in base agli indici forniti dall’Istat il 3 novembre scorso. La rivalutazione non sarà uguale per tutti, ma dipenderà dall’importo mensile del rateo.

L’aumento di pensione per scaglione

Per chi percepisce il trattamento minimo (oggi l’assegno è pari a 525,38 euro), l’aumento sarà di 38,55 euro per 13 mensilità. L’assegno passerà, dunque, a 563,73 euro al mese, con un incremento annuo di circa 500 euro. Per chi percepisce una pensione che non supera di quattro volte il trattamento minimo (parliamo di 2.101,52 euro al mese), la rivalutazione sarà piena. Nella fascia di reddito compresa da 2.102 a 2.627euro (da 4 a cinque volte il trattamento minimo), la rivalutazione sarà del 6,57%; i pensionati che percepiscono ratei superiori a cinque volte l’assegno minimo beneficeranno di una rivalutazione del 5,475%.

Il caro prezzi

L’aumento non compenserà integralmente i maggiori costi sostenuti dai pensionati a causa dell’inflazione, ma darà una bella mano a sopportare i rincari vertiginosi di questi ultimi mesi. I dati relativi al mese di ottobre diffusi dall’Istat sono preoccupanti. L’Istituto nazionale di statistica ha rilevato un aumento dell’indice dei prezzi al consumo del’11,9%, il livello più alto dal marzo 1984. Si tratta, avverte l’Istat, del rialzo più forte dal 1954.

Alcuni esempi

  • per gli assegni delle pensioni minime, di 38 euro mensili netti in più
  • per le pensioni da 1.000 euro, circa 75 euro mensili netti in più
  • per le pensioni da 2.000 euro, circa 100 euro netti in più
  • per le pensioni da 2.500 euro lordi, circa 111 euro di aumento
  • per le pensioni da 4.000 euro lordi, circa 150 euro di aumento.