Il distretto della maglieria e dell’abbigliamento di Carpi, cuore del sistema moda dell’Emilia-Romagna, ha cambiato pelle. Sempre più ai margini, la subfornitura – che negli ultimi quattro anni ha perso un quarto delle sue imprese, per oltre 500 addetti – lascia spazio a una nuova generazione di aziende, anche di piccole e medie dimensioni, che si dotano di propri brand, investendo anche sul reclutamento di nuove figure professionali, per inseguire la visibilità, il passaporto per affermarsi all’estero. Una svolta storica che si accompagna all’abbandono della fascia di mercato bassa o medio bassa.

La corsa verso una produzione di qualità, per intercettare una domanda che si colloca nella fascia alta o medio alta del mercato, domina un cambiamento che è contemporaneamente organizzativo e identitario e che riguarda anche le piccole e medie aziende. «La politica delle griffe sta facendo scuola – conferma Simone Morelli, assessore alle Attività produttive di Carpi – con tutto quello che comporta. Innovazione e riconoscibilità hanno preso il posto delle vecchie logiche. E anche le piccole aziende stanno imparando a misurarsi con il mercato globale, soprattutto grazie a una nuova politica di partecipazione alle principali manifestazioni fieristiche di settore a livello internazionale».

Un vero e proprio salto di qualità, nel quale gioca un ruolo fondamentale la manodopera specializzata. «Abbiamo bisogno – prosegue Morelli – di una offerta formativa adeguata alla nuova domanda che arriva dalle imprese». Una richiesta che riguarda in regione tutto il settore della moda, un sistema che può contare su 7.500 imprese ad alto tasso di internazionalizzazione che oggi si confrontano con l’arretramento su un grande mercato estero di riferimento, la Russia (a causa della crisi del rublo e delle tensioni geopolitiche) e che cercano nuovi spazi in altri bacini commerciali come la Cina o gli Stati Uniti.

Un esempio arriva da Baldinini, oltre 110 milioni di fatturato, 400 dipendenti, una rete di 200 negozi monomarca nel mondo, 150 dei quali proprio nelle principali città russe, ed esportazioni che pesano per il 90% sul totale del volume d’affari. «Sanzioni e crisi del rublo – dice il presidente Gimmi Baldinini – ci hanno fatto perdere in Russia circa il 3% e adesso ci muoviamo seguendo la rotta della domanda. Abbiamo previsto una espansione in Cina, dove siamo già presenti con 16 negozi. E ci stiamo rafforzando negli Stati Uniti, dove entro l’anno apriremo altri quattro monomarca, due dei quali a New York e Miami».

Fonte: Sole e 24 ore