Siamo quelli dello zero: quelli che dal 20 febbraio non hanno ancora fatturato un euro. E che non sanno quando potranno farlo, viste le incognite sulle regole di trasporto per i ragazzi alla ripresa della scuola e lo stop al turismo. Quelli che non hanno visto ristori particolari, né a livello nazionale, né a livello regionale, come accaduto invece per le agenzie di viaggio. Quelli che, se continuerà così, inevitabilmente abbasseranno le saracinesche dei loro garage per sempre.
È tanto deluso quanto arrabbiato Federico Sandri, portavoce di CNA per il comparto del trasporto con conducente.
Magari vivessimo la situazione già di per sé difficilissima dei taxisti, che lavorano al 50% della situazione pre-covid: noi siamo a quota zero, appunto, senza prospettive e senza aiuti. Eppure, anche noi siamo alle prese con tutte le scadenze fiscali di questo periodo, pur senza poter usufruire di ristori ad hoc come accaduto invece per altre categorie. Figli di un dio minore, insomma, quelli dello zero, come dicevamo in precedenza.
Cosa servirebbe per sostenere il settore?
Innanzitutto, una prospettiva concreta sulla riapertura delle scuole e un coinvolgimento delle imprese del territorio nel trasporto scolastico. Poi un sostegno finalizzato alla categoria. Infine, liquidità. Ma prima di tutto, prima di ogni altra cosa, vorremmo ricominciare a lavorare. Quella della chiusura non è una minaccia, un’ipotesi campata in aria: è un rischio concreto che paventa una tragedia. Perché per i lavoratori del settore, dipendenti e titolari, perdere il lavoro è una tragedia. Che sta passando sottotono, chiosa Sandri.