Ormai allagamenti grandi e piccoli, smottamenti, piene, se non esondazioni, dei corsi d’acqua, rappresentano la norma di fronte a eventi come quello che ha colpito il nostro territorio. Eventi che, per la frequenza con cui si verificano, non possono più essere definiti eccezionali.
“È del tutto evidente – osserva Francesco Stagi, Segretario di CNA Modena, come il fattore dirimente oggi non sia tanto il dibattito sul cambiamento climatico, quanto, piuttosto, la discussione su cosa fare per rendere gestibili queste calamità, o almeno ridurne la portata”.
Secondo CNA è necessario pianificare ogni azione per contrastare questi fenomeni. “Siamo arrivati a vedere rotoballe ostacolare il passaggio della piena del Secchia a Ponte Alto. Ecco, queste sono le situazioni da evitare con un attento monitoraggio delle condizioni metereologiche. In qualche caso potrebbe essere possibile salvaguardare le attività produttive e le abitazioni civili con il posizionamento tempestivo di contromisure idriche. È chiaro come oggi non si possano contrastare certe manifestazioni naturali, cercare di contenere gli effetti, a nostro avviso, sì”.
Secondo CNA occorre monitorare le zone a maggior rischio idrico (un forno di Pavullo è arrivato al sesto allagamento…) e preparare piani di intervento immediati.
“Ma anche a livello nazionale molto più può essere fatto: nella legge di bilancio 2024, una norma ha previsto un’assicurazione obbligatoria contro le calamità naturali, ma a distanza di sei mesi mancano ancora le disposizioni per consentire la stipula dei relativi contratti”.
Una mancanza che costringerà, dopo l’inevitabile conta dei danni, a riaprire il capitolo indennizzi per i cittadini e le imprese danneggiate.