L’abito indossato dalla star americana Carrie Underwood per cantare l’inno americano all’Inauguration Day, (la cerimonia di insediamento) del neo presidente degli Stati Uniti Donald J. Trump, ha portato alla ribalta internazionale un’eccellenza italiana: l’Opificio Modenese. Dietro le quinte, però, l’attesa era vissuta con cautela. “Non eravamo sicure fino all’ultimo che il nostro abito sarebbe stato scelto”, confessa Gloria Trevisani, fondatrice del brand e Presidente regionale CNA Moda Tessile e Abbigliamento. “Le stylist ci avevano detto sì, ma non puoi mai fidarti del tutto. Abbiamo mantenuto un profilo basso per evitare delusioni”. E poi è successo: l’abito ha fatto il giro del mondo, mostrando la forza di una piccola realtà artigiana di Carpi, in provincia di Modena.
La filosofia di Opificio Modenese
Fin dalla sua nascita nel 2015, il brand ha costruito una propria identità attorno a valori precisi: sostenibilità, innovazione e artigianalità. “Eravamo partiti per creare collezioni di lusso, ma ci siamo poi spostati verso una moda sostenibile, utilizzando tessuti tecnici e sintetici realizzati interamente in Italia. Tessuti lavabili a basse temperature, resistenti e traspiranti”, spiega Trevisani. Ogni capo nasce nel distretto di Carpi, simbolo della tradizione tessile italiana, e si ispira a una filiera corta che unisce tecnologia e manualità.
L’Opificio Modenese crea abiti per donne vere
“Il nostro lavoro nasce dalla conoscenza delle fisicità reali”, sottolinea Trevisani. “Abbiamo sempre lavorato con misure e forme vere, non standardizzate. Creare abiti che valorizzino ogni donna è il nostro obiettivo”. Il design dell’abito indossato da Carrie Underwood ne è un esempio: un capo aderente ma confortevole, con drappeggi e pieghe asimmetriche che esaltano la figura senza costringerla. “È un tessuto elastico che permette a chi lo indossa di sentirsi a proprio agio in ogni situazione, anche dopo ore seduta”.
La salvaguardia di un’arte
Opificio Modenese non è solo un brand, ma un progetto che punta a preservare il sapere artigiano italiano. “Il nostro è un paese di distretti, e ogni distretto rappresenta una cultura del bello che ci contraddistingue nel mondo”, dice Trevisani. Tuttavia, questo sapere è a rischio. “Le nuove generazioni non hanno più la fortuna di crescere con una nonna che cuce in casa. Per questo facciamo formazione, cercando di trasmettere questa sapienza ai giovani. È un lavoro duro, ma che offre immense soddisfazioni”.
Dietro il successo internazionale c’è una grande emozione personale. “Mio padre, che era operaio, e mia madre sarebbero stati così orgogliosi di vedere il nostro abito alla Casa Bianca”, dice Trevisani con commozione. “Non poter condividere questo momento con loro è una grande mancanza per me”. Dopo dieci anni di sacrifici, Gloria però ora guarda al futuro: “So che il nostro lavoro ha valore. Questo riconoscimento ci dà una nuova opportunità”.
L’Opificio Modenese come manifesto del Made in Italy
L’abito che ha fatto vibrare le note di America the Beautiful è molto più di un capo di abbigliamento: è un manifesto del Made in Italy. È la dimostrazione che, anche in un mondo dominato da produzioni globalizzate e standardizzate, c’è ancora spazio per l’arte, la creatività e la passione. Come dice Trevisani: “Se perdiamo questa capacità di saper fare, perdiamo un pezzo della nostra identità”.
Opificio Modenese, con il suo impegno per la sostenibilità e il suo legame con la tradizione, rappresenta un esempio luminoso di come l’Italia possa continuare a essere un punto di riferimento globale nel mondo della moda.