Luana Franzoni: una restrizione poco comprensibile, in considerazione dell’impegno e degli investimenti per il rispetto dei protocolli nel settore

 

Con l’Emilia-Romagna nella zona arancione, resta esclusa la possibilità degli spostamenti intercomunali per i servizi alla persona (acconciatori, estetisti, tatuatori), a meno che nel territorio comunale non si registri l’assenza di tali attività. Un divieto che, tranne la breve parentesi con i giorni di zona gialla “rafforzata” durante le festività, dura ormai dallo scorso 15 novembre e che sta mettendo a dura prova la tenuta di parrucchieri ed estetisti, soprattutto nei piccoli comuni.

“Di fatto, questi operatori pur rimanendo aperti vedono il proprio giro d’affari di gran lunga ridimensionato, con gravi ripercussioni. Non dobbiamo dimenticare che queste imprese applicano ferrei protocolli di sicurezza, ricevono per appuntamento la propria clientela e garantiscono il contingentamento dei flussi e hanno fatto della personalizzazione del servizio il loro punto di forza”, spiega Luana Franzoni, presidente CNA Benessere e Sanità Modena.

Numerosi sono stati gli appelli per utilizzare i servizi alla persona di vicinato all’interno del proprio comune, ma queste attività da sempre hanno la particolarità di basarsi su un legame di fiducia molto forte e difficilmente rinunciabile. Potrebbe essere una soluzione permettere di giustificare gli spostamenti per recarsi dal proprio parrucchiere o estetista di fiducia, almeno nell’ambito della propria provincia”.

“Aspetto non secondario, oltre a dover fare i conti con una pesante contrazione dei consumi interno e all’impossibilità di fare affidamento sulla clientela abituale, queste imprese sono anche escluse dai ristori previsti dai decreti nazionali, perché sulla carta possono continuare a svolgere la nostra attività e per questo hanno anche investito tempo e denaro per rispettare i protocolli di sicurezza: un paradosso letale per le imprese”.

“Come ha rivelato Unioncamere regionale, il 14% delle imprese artigiane pensa di abbassare definitivamente le saracinesche nel 2021. Non ci stupiremmo se molte di queste fossero imprese di questi settori, molto probabilmente quelle dei piccoli comuni, magari della montagna o della Bassa. È evidente come la loro chiusura possa contribuire all’impoverimento delle zone più fragili del nostro territorio”, conclude Franzoni.