Un aumento di quasi il 30% in meno di un mese: da 1,708 per un litro di gasolio del 17 febbraio all’attuale 2,2. Una corsa di cui non si vede la fine. Un’emergenza quotidiana a cui il governo risponde convocando un incontro “solo” per il 15 marzo, quando la situazione potrebbe già avere causato gravissimi danni a tutto il sistema produttivo nazionale.

“Evidentemente non ci si sta rendendo conto della situazione: se alcune industrie gasivore hanno già sospeso l’attività, ci sono autotrasportatori che hanno già fermato i camion in quanto le tariffe non consentono di coprire i costi”, denuncia Franco Spaggiari, responsabile di Fita CNA Modena.

“Il rischio – continua – è che in Italia i trasporti si blocchino. Rischiamo di bloccare completamente l’Italia, non a causa di un fermo di protesta, ma per l’impossibilità di rifornirsi”.

Una situazione talmente grave che non è azzardato prevedere, a brevissimo termine, la carenza di approvvigionamenti per i supermercati.

“Oggi registriamo la presenza non solo di criminali di guerra, ma anche di veri e propri criminali economici che stanno speculando sui prezzi e sulle forniture: non si tratta certo dei distributori, ma piuttosto delle aziende petrolifere. Per far fronte a questa situazione occorre immediatamente prevedere crediti d’imposta sui carburanti, poi la sterilizzazione dell’iva e l’introduzione della obbligatorietà, nei contratti di trasporto, di una clausola che rende automatico il riconoscimento di indennizzi a fronte dell’aumento del carburante. Interventi finanziabili anche con una immediata tassazione sugli extra profitti con cui si stanno arricchendo in modo immorale le compagnie”, conclude Spaggiari.