“Lo diciamo da tempo: la fusione dei comuni è un passo ormai indispensabile per ridare dignità a questa istituzione, vessata dai tagli dell’amministrazione centrale e, al contempo, elemento decisivo per le nostre comunità. Per questo abbiamo accolto favorevolmente la prima prova di fusione dei comuni di Fanano, Montecreto e Sestola, i cui sindaci si sono recati in Regione per una prima valutazione dei benefici relativi a questo processo”.

Così Fabrizio Guidarini, presidente della locale CNA, commenta la notizia del primo incontro informativo avvenuto in Regione nei giorni scorsi. “Non si tratta di un percorso breve: questo iter, infatti, proprio perché deve essere partecipato, ha bisogno di attenti approfondimenti. Ma proprio i tempi – l’esperienza del comune bolognese di Valsamoggia dimostra che un processo di fusione trasparente e condivisa necessita dai due ai tre anni di tempo – impone di commissionare subito uno studio di fattibilità, peraltro in gran parte finanziato dalla Regione, finalizzato a raccogliere elementi di analisi utili a verificare e valutare la fattibilità del progetto di fusione”.

A giustificare questa scelta, secondo il presidente della CNA di Fanano, Sestola e Montecreto, ci sono diversi fattori. “A cominciare – dice Guidarini – da quelli economici: l’esclusione per cinque anni dal patto di stabilità, la notevole mole di finanziamenti, regionali e statali, la precedenza concessa in diversi bandi”.

Ma per CNA le fusioni non dovrebbero essere una risposta soltanto economica. “Si sente dire spesso che le imprese devono aggregarsi per crescere, per competere. Crediamo che la stessa cosa debbano farla i territori. Insomma, a nostro avviso l’istituto del comune unico rappresenterebbe un plusvalore per le nostre comunità”.

Le esperienze positive in questo senso non mancano. “A una manciata di chilometri da qui, cinque amministrazioni bolognesi hanno dato vita al già citato comune di Valsamoggia e pare non essere successo nulla di tremendo: sono stati efficientati i servizi, abbattuto la burocrazia (un solo regolamento per le amministrazioni coinvolte) diminuite le imposte (la tassa sui passi carrai è stata abolita, tasi e Imu ridotte) e sono aumentati gli investimenti. Ognuna delle cinque realtà coinvolte nella fusione ha mantenuto la stessa identità. Anzi, proprio la maggior ricchezza consentirebbe di valorizzare le peculiarità dei singoli centri. Pensiamo a un comune unico che nascesse dalle tre piccole amministrazioni: potrebbe promuoversi, in misura unitaria, dando una visibilità al territorio ben maggiore rispetto a quella ottenibile individualmente. E non vale l’obiezione che ciò potrebbe accadere comunque, semplicemente perché sino a oggi non è avvenuto. Noi pensiamo invece che una fusione tra i comuni potrebbe facilitare questa e altre attività”.

“Alla luce di questa esperienza la fusione dei comuni diventa un obiettivo strategico affinché i comuni recuperino un ruolo decisivo nel rapporto con le proprie comunità. Non basta più lamentarsi per i tagli agli enti locali, occorre reagire. E quella delle fusioni, in particolare per le amministrazioni più piccole, è sicuramente una strada, a nostro avvisto quella giusta, per dare alle municipalità più piccole la dignità amministrativa che meritano. Ai nostri tre sindaci va dato atto di essersi messi in gioco, iniziando questo percorso”.

Per CNA, dunque, occorre procedere sulla strada intrapresa, con la consapevolezza che l’ultima decisione dovrà essere affidata ai cittadini tramite referendum.