Un bicchiere a metà, che per qualcuno può essere mezzo vuoto e per altri mezzo pieno.
Così Rete Imprese, il coordinamento tra CNA, Confcommercio, Confesercenti e Lapam, giudica il Dpcm varato ieri dal Governo.

“La vera differenza – osservano in una nota le Associazioni – per l’Emilia-Romagna la farebbe il ritorno in zona gialla: auspichiamo che oggi, qualora i dati epidemiologici lo consentano, il Ministro Speranza emetta un’ordinanza in tal senso.

Ad avviso di Rete Imprese non mancano le incongruenze. “I ristoranti potranno rimanere aperti, è vero, ma non sarà certo la possibilità di somministrare pranzi – peraltro sino ad un massimo di quattro persone per tavolo se non conviventi – a consentire loro la ripresa. Anche l’attività alberghiera rimarrà fortemente condizionata dalle limitazioni agli spostamenti, in particolare per ciò che riguarda la montagna, che è uno degli asset principali della nostra offerta turistica. Anche l’obbligo del consumo in camera rappresenta un’indicazione molto severa: i nostri alberghi hanno camere spesso piccole, inadatte a questo scopo. Probabilmente sarebbe potuto bastare proporre la cena alle 19 con la chiusura della sala alle 22”.

Positiva, invece, la possibilità di apertura dei negozi sino alle 21 e quella per le attività artigianali legate alla bellezza – acconciatura ed estetica – di rimanere aperti nei centri commerciali e, in molti comuni, anche nei giorni festivi.

“Dal punto di vista sociale, invece – prosegue la nota – ci sembra penalizzante la il divieto di limitare ai comuni di residenza gli spostamenti del 25, 26 e 1° gennaio. Probabilmente un’estensione alla provincia o quanto meno ai comuni limitrofi avrebbe reso il provvedimento più condivisibile senza diminuirne gli effetti dal punto di vista sanitario. Una considerazione tanto più vera se si pensa ai piccoli comuni”.

“Di certo – concludono le Associazioni – ci auspichiamo un’intensificazione dei controlli per contenere i rischi di una ripresa dei contagi”.