L’auto sulla quale il 23 settembre del 1985 venne ucciso dalla camorra il giornalista napoletano Giancarlo Siani arriverà in Emilia Romagna su un camion di Geotrans l’azienda siciliana di autotrasporto confiscata alla famiglia mafiosa Ercolano (e per questo allontanata da CNA Fita) e oggi sotto l’amministrazione giudiziaria del dottor Luciano Modica (e da qualche mese associata a CNA Fita). La Citroen Mehari percorrerà la via Emilia partendo da Piacenza e fermandosi in tutte le province dal 18 novembre al 5 marzo sui mezzi del gruppo di autotrasporto ravennate Consar e dell’azienda modenese Trasporti Caretti e Franchini. Un progetto promosso da Cna Fita, Filt Cgil, Caracò, Libera e Comitato IoLotto.
“Un Viaggio Legale per ribadire quanto sia fondamentale mantenere alta l’attenzione sul tema delle infiltrazioni mafiose anche e, vorrei dire soprattutto, in Emilia Romagna – afferma la presidente nazionale CNA Fita Cinzia Franchini – Una Regione, la nostra, dove la ‘ndrangheta in particolare ha messo le radici in interi settori dell’economia, l’autotrasporto tra questi, come testimonia l’ultimo rapporto della Dia e come purtroppo testimoniano le evidenze del processo Aemilia nel quale CNA Fita è tra le parti civili ammesse. Una situazione allarmante nonostante le dichiarazioni rassicuranti di una larga fetta della politica locale. Di governo e non. In questo contesto è fondamentale l’impegno dei partiti, delle istituzioni, delle associazioni di rappresentanza, dei sindacati, del mondo della cultura e della società civile. Per fare emergere il problema in tutta la sua gravità, permettendo così di trovare vere soluzioni condivise”.
“Ma questo viaggio creda metta in luce soprattutto l’esigenza di supportare e dare spazio a una stampa libera, a un giornalismo autonomo. Questo viaggio in memoria di Siani, ucciso per le sue inchieste sui clan campani e sui rapporti tra camorra e istituzioni, dovrebbe essere un monito a lavorare tutti affinché non si debba più parlare di giornalismo ‘coraggioso’. Ma semplicemente di giornalismo – continua Cinzia Franchini – Perché il coraggio e la libertà sono parte del giornalismo e senza di questi elementi il giornalismo non è più tale. Impegnarsi affinché l’anomalia, in tutti i settori, compreso l’autotrasporto che rappresento, non sia più quella di chi ha il coraggio di denunciare, di esporsi, di dire, addirittura di urlare, ma l’anomalia sia il tacere e chinare il capo davanti ai poteri che spaventano. Siano essi mafiosi o non mafiosi. Questo Viaggio Legale spero sia l’occasione per sgombrare il campo dalle paure sulle quali poggiano la loro autorevolezza malata le mafie. Perché se un giorno, anche l’uomo più pavido, potrà raccontare apertamente quello che sa sulla mafia allora connivenze, interessi economici o politici, per quanto saldi e forti non basteranno più a dare linfa alla criminalità organizzata”.