I tagli di corse ipotizzati dalla Regione stanno a certificare che Gigetto non funziona come reale alternativa al trasporto privato. Allora delle due una: o si ha il coraggio di sopprimere una linea che non è in grado di dare un contributo costruttivo reale alla mobilità del territorio, oppure si interviene su di essa per farne una seria alternativa al trasporto su gomma.
CNA interviene per sottolineare le problematiche di un’infrastruttura che sono sotto gli occhi di tutti: di chi la usa, che ne lamenta i ritardi imbarazzanti e le condizioni di utilizzo precarie, e di chi lo incrocia, con tempi di attesa ai passaggi a livello inqualificabili.
Basti ricordare l’ultimo episodio di poche settimane fa, quando il treno Alfa 2, a causa di un guasto, si è fermato proprio in mezzo a via Rosselli, provocando un grave disservizio ai passeggeri e bloccando la circolazione stradale per ore. A tutto questo si aggiunge ora la ventilata eventualità di operare tagli alle corse.
È utile un treno così? Ad avviso di CNA no. Servirebbe, invece, una tramvia più agile, che magari arrivi sino a Carpi. “Siamo convinti – dice una nota dell’Associazione – che solo la trasformazione di Gigetto in un moderno servizio ferro-tramviario, come accaduto in diverse città europee ed italiane (Brescia, Sassari e Firenze) rappresenti un’opportunità forse unica di riqualificazione per un’ampia parte del territorio.
Perché ciò avvenga, è necessario pensare a questa linea non come ad un trasporto regionale, ma come ad un servizio metropolitano con veicoli più leggeri, in grado di consentire, grazie ai maggiori ratei di accelerazione e decelerazione, di aumentare, anziché ridurla, la frequenza delle corse, oltre a prevedere più fermate, a parità di tempi di percorrenza. Prevedendo, almeno nell’area urbana, di sostituire i passaggi a livello con semafori.
Una tramvia di questo tipo, estesa sino a Carpi ed in grado di garantire passaggi non vincolati ad orari precisi, ma con cadenze di una buona frequenza, permetterebbe la sostituzione di una larga parte di quei trasporti su gomma che coinvolgono sei comuni che sarebbero attraversati da questa tramvia, un’area dove risiede circa la metà della popolazione della provincia e che conta circa il 60% dei posti di lavoro, generando quotidianamente circa 110.00 spostamenti al suo interno.
Senza dimenticare la funzione di rigenerazione che questo servizio avrebbe su aree urbane oggi scollegate, oltre al traino economico che eserciterebbe: un’analisi del Comune di Firenze ha evidenziato come il numero delle attività economiche, nelle aree interessate dal passaggio delle tramvie, in cinque anni sia aumentato del 10%, ed anche i prezzi degli immobili vicini sono aumentati. Dati che testimoniano come nuove attività nascano laddove si realizzano le infrastrutture. In altre parole, le tramvie fanno bene all’economia, oltre che all’ambiente. Un’opera, quella realizzata nella città toscana, finanziata al 30% da contributi europei, al 30% dallo Stato, al 10% dagli enti locali e per il rimanente dai privati.
“Il tempo delle mezze misure è finito – continua CNA – O si fa un salto di qualità rispetto a questo tipo di trasporti, oppure ci si tolga la maschera dell’ambientalismo e si abbia il coraggio di eliminare un treno di fatto inutile e costoso come Gigetto”.
Modena fu la prima città italiana ad avere tram elettrici, oggi si ritrova con un sistema di trasporto pubblico imbarazzante. Chiediamo alla politica – stupisce il fatto che il tema Gigetto sia stato di fatto eluso dalla recente campagna elettorale – di scommettere sul futuro con scelte decise e lungimiranti. Nel caso specifico, di valutare, sulla base di studi peraltro già esistenti (vedi quello realizzato dall’ing. Carlo Borsari, www.riconnetteremodena.wordpress.com) la fattibilità di una rete tramviaria che farebbe della nostra città e del nostro territorio una realtà davvero smart a livello europeo.

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