Superato, in un modo o nell’altro, il tema Superbonus, a preoccupare imprese e cittadini è adesso la questione dei bonus casa per così dire ordinari, dall’ecobonus agli incentivi per le ristrutturazioni, balzata improvvisamente, e in modo allarmante, all’attenzione degli addetti ai lavori proprio in occasione della conversione in legge del decreto riguardante il 110%.
Un comma della nuova legge, infatti, dovrebbe prevedere una riduzione indiscriminata della detrazione dal 36% al 30% a partire dal 2028. Questo cambiamento fa temere che il Governo intenda normalizzare le aliquote di tutti i bonus (Bonus casa, Sisma Bonus ed Ecobonus) al 36% già dal gennaio 2025, rispetto alle attuali più elevate aliquote, stabilendo anche un dimezzamento del tetto di spesa a 48mila euro per unità immobiliare. “Si tratterebbe – commenta Luca Giovanelli, presidente di CNA Costruzioni Modena – dell’ennesimo pasticciaccio, conseguenza di un mancato confronto con le Associazioni, perché il criterio fiscale non può essere l’unico da tenere in considerazione, quando si mette mano ad una materia così importante per la comunità”.
Un’agevolazione così bassa, infatti, non consentirebbe al nostro Paese di raggiungere gli obiettivi richiestici dall’Europa in termini di riqualificazione energetica degli edifici (oggi in Italia, il settore civile è responsabile del 45% dei consumi finali di energia e del 17,5% delle emissioni dirette di CO). Una valutazione analoga vale rispetto agli obiettivi di messa in sicurezza sismica. “E’ evidente – continua Giovanelli – come il Sismabonus abbia rappresentato un’opportunità per sostenere un piano volontario di valutazione e prevenzione del rischio sismico. Senza gli opportuni incentivi questo obiettivo diventerebbe non più perseguibile”. “Siamo consapevoli che occorre una revisione organica che superi l’attuale frammentazione dei bonus casa e renda tali strumenti sostenibili per il bilancio statale, ma non bisogna neppure dimenticare che questi strumenti di supporto hanno ricadute positive in termini di riqualificazione del patrimonio immobiliare, di occupazione, di crescita delle imprese e come questi rappresentino un forte strumento di contrasto al lavoro nero e all’evasione fiscale. Proprio queste ultime caratteristiche rendono questi bonus meno costosi di quanto potrebbero sembrare”.
Secondo CNA, insomma, occorrono incentivi ragionati, stabili – con una durata almeno decennale – differenziati rispetto agli immobili oggetto dell’intervento e al tipo stesso dell’intervento, “perché una cosa è un condominio, un’altra un capannone, così come un conto è installare un pannello fotovoltaico con accumulo, un altro ristrutturare un bagno”. Inoltre, dovrebbe essere prevista la cessione del credito, in sinergia con un fondo di garanzia, da istituire ad hoc, che operi sulla base di tassi agevolati, oltre allo sconto in fattura da prevedere almeno per i soggetti incapienti, così da impedire che le ristrutturazioni diventino una cosa solo da “ricchi”. Si potrebbero adeguare e valorizzare strumenti già esistenti ma sottoutilizzati, come il Conto Termico, che ha il vantaggio di non “appesantire” le casse dello Stato e di sfruttare fondi provenienti direttamente dalle bollette energetiche. “Di certo – conclude il Presidente di CNA Costruzioni Modena – serve un dialogo e un coinvolgimento diretto delle associazioni per individuare il giusto taglio degli strumenti utili a garantire l’adeguamento del patrimonio immobiliare e la tenuta dei conti pubblici. Un giusto taglio che non è certo quello di un abbassamento indiscriminato, che riporterebbe indietro di almeno un decennio l’orologio del comparto casa, con conseguenze gravi anche sul lato della sicurezza del lavoro”.