Anche quest’anno CNA, Confesercenti, Confcommercio e Lapam Confartigianato, Associazioni di riferimento di Rete Imprese, hanno individuato alcune proposte da sottoporre all’attenzione dei sindaci modenesi in occasione della discussione relativa ai bilanci comunali. Proposte che coinvolgono in particolare le piccole imprese, a Modena rappresentano il 99% delle aziende attive, e che sono ancora alle prese con un clima di estrema incertezza economica, in particolare quelle vivono soprattutto di mercato interno. Il documento, che sarà presentato ai sindaci del comune di Modena, fissa alcuni punti.

ARRESTARE LA CRESCITA FISCALE: frenare l’aumento delle imposte locali, soprattutto i costi di smaltimento dei rifiuti, che un’impresa su tre paga due volte.
Malgrado la Legge di Bilancio abbia confermato, timidamente, la tendenza alla diminuzione dell’imposizione centrale, la pressione fiscale a livello locale continua a manifestare preoccupanti dinamiche di crescita. In particolare, due imposte appaiono opprimenti: l’IMU, che genera esborsi molto più elevati rispetto all’ICI, e la TARI (tassa rifiuti) che ha registrato incrementi eccessivi e che costringe almeno un terzo delle imprese a pagare due volte lo smaltimento dei rifiuti: alle società private e al gestore “pubblico”. Occorre innanzitutto escludere dall’Imu gli immobili utilizzati nell’attività d’impresa e, in attesa di una generale applicazione della tariffa puntuale, ridefinire la TARI per rappresentare al meglio la reale produzione di rifiuti delle varie categorie economiche.

SEMPLIFICAZIONE E SBUROCRATIZZAZIONE: uniformare i regolamenti è un’operazione a costo zero: basterebbero sei mesi per individuare gli ambiti e le procedure da snellire abbattendo ingiustificati ostacoli tecnici.
Detto che le fusioni dei comuni potrebbero rappresentare una soluzione all’annoso problema della burocrazia, va sottolineato come l’armonizzazione su scala territoriale – ad esempio, a livello di unioni comunali – dei principali regolamenti comunali non abbia ostacoli politici e sia a costo zero. Si tratta delle norme in materia edilizia, urbanistica, di autorizzazione ambientale e sanitaria, tributaria, accesso ai servizi, verde pubblico, piani tariffari di tributi e servizi. Un obiettivo ottenibile in tempi brevi, dando vita a commissioni miste tra comuni, associazioni di categoria e ordini professionali, per individuare, nell’arco di tre-sei mesi, gli ambiti e le procedure da semplificare.

PIÙ SERVIZI, MENO COSTOSI: LA SUSSIDIARIETÀ: le amministrazioni non facciano ciò che può essere delegato, a cominciare dalla formazione; i servizi in convenzione come soluzione per affrontare i nuovi bisogni della comunità.
In un quadro di risorse pubbliche decrescenti, è ancora possibile intervenire sulle macchine comunali per recuperare efficienza gestionale e produrre risparmi. Ad esempio, intraprendo con forza la strada della sussidiarietà. Sono ancora troppi – pensiamo alla formazione – gli ambiti in cui le amministrazioni esercitano la propria attività, e troppo pochi – assistenza anziani, manutenzione del verde – quelli in cui, con adeguate convenzioni, è possibile coinvolgere anche il privato.

SOSTEGNO LOCALE ALLE PICCOLE IMPRESE = RIQUALIFICAZIONE: attraverso un contributo di perequazione per i nuovi insediamenti commerciali, un sostegno per le imprese che promuovono la riparazione e il riuso, l’agevolazione delle imprese locali negli appalti pubblici tramite i lavori sotto soglia. Appalti: controllare l’adeguatezza delle offerte.
La recessione e le mutazioni del sistema economico hanno drasticamente impoverito il tessuto artigianale e commerciale delle città. La scomparsa di queste realtà (circa 400 imprese all’anno nella nostra provincia, dal 2007 al 2013) ha portato al depauperamento di intere zone, in termini di servizi ai cittadini e presidio del territorio. Si tratta di tendenze difficilmente contrastabili, ma esistono strumenti per evitare la desertificazione in atto. Le nostre proposte sono quelle di:

  • prevedere un contributo di perequazione al metro quadro da parte dei soggetti in procinto di aprire nuove insediamenti commerciali di grande e medie dimensioni (pensiamo ai progetti di conversione di aree come la Cisa-Cerdisa a Sassuolo o di contenitori dismessi nel capoluogo). Il contributo dovrebbe andare ad alimentare un fondo per il sostegno di progetti di riqualificazione e apertura di imprese da parte di under 30, finanziando l’abbattimento di imposte e tributi locali;
  • destinare una quota degli oneri di urbanizzazione a progetti di rigenerazione urbana incentrati sulla valorizzazione e rinascita del commercio e dell’artigianato di vicinato;
  • in un’ottica di economia del riciclo e del riuso, prevedere agevolazioni alle nuove attività in quest’ambito, con meccanismi analoghi a quelli utilizzati per disincentivare l’installazione di slot machine.

Riteniamo poi opportuno utilizzare nel modo più ampio possibile le disposizioni del nuovo codice degli appalti per agevolare le imprese locali, ad esempio nell’assegnazione dei lavori sotto soglia (fino a 1.000.000 di euro) per la realizzazione di opere e servizi. Inoltre, chiediamo di verificare minuziosamente il rispetto del costo del lavoro laddove si manifestino offerte palesemente difformi, sul piano economico, e inferiori alla semplice moltiplicazione delle ore lavoro necessarie alla prestazione di servizio o alla produzione del bene richiesto. È necessaria, da parte delle amministrazioni, la formulazione di indicazioni specifiche per il rispetto di queste basilari regole.

SICUREZZA: controllo di vicinato e videosorveglianza come strumenti di salvaguardia a fronte di tagli ingiustificabili in uomini e risorse.
In questi ultimi anni il bisogno di sicurezza sociale è cresciuto in modo esponenziale, al di là di quelle che sono i dati ufficiali, che non tengono conto delle mancate denunce. Ecco perché Rete Imprese non condivide i tagli che hanno determinato un progressivo impoverimento di uomini e mezzi. Rimane la necessità di cercare di contrastare questo fenomeno. Sotto questo profilo, si chiede ai sindaci la valutare la possibilità di testare strumenti come il controllo di vicinato, aree debitamente segnalate nelle quali i cittadini (nel caso di zone residenziali) e gli imprenditori (nelle zone artigianali e commerciali), sfruttando reti di contatto come whatsApp, comunichino tra di loro (in collaborazione con gli enti di vigilanza privata e in collegamento con le forze dell’ordine), movimenti sospetti. Anche la videosorveglianza rappresenta uno degli strumenti efficaci di deterrenza, e per questo pensiamo sia di fondamentale importanza innanzitutto l’adesione dei comuni al fondo istituto dalla Camera di Commercio per la concessioni di contributi per l’installazione di sistemi di sicurezza passiva.

CONTRASTO AD ABUSIVISMO E EVASIONE: coinvolti tutti i settori produttivi: più controlli per una maggiore equita’.
La sicurezza implica anche lotta all’abusivismo, una piaga che colpisce tutti gli ambiti economici: attività artigianali (persino carrozzerie), di servizio (acconciatura e estetica), ristorazione e commercio. Si tratta in alcuni casi di un abusivismo occulto, praticato in totale segretezza, in altri, invece, di una forma di concorrenza sleale che avviene quasi alla luce del sole (locali notturni, bar e ristoranti mascherati da circoli e associazioni spesso pseudo-culturali, l’accoglienza turistica promossa attraverso portali specializzati), Sono decine e decine le segnalazioni da noi effettuate; pensando ai soli esercizi ricettivi, stimiamo che, a fronte di 660 realtà “legali”, siano almeno 350 gli alloggi venduti privatamente, 140 nella sola Modena. Si tratta di una concorrenza sleale che non colpisce solo le imprese “vere”, ma anche le casse dell’erario, visto che implicano una rilevante sacca di evasione tributaria. Ecco perché riteniamo opportuno che le Amministrazioni Comunali si strutturino per sviluppare un efficiente controllo e, per evidenti ragioni di equita’, per agire con più efficacia sul versante dei recuperi di rette, multi e tributi non pagati