Una sentenza che potrebbe fare giurisprudenza ed aprire le porte ad una class action nei confronti dei fornitori di energia elettrica (da Hera a Enel, passando per una pletora di diversi e numerosi venditori). Nelle scorse settimane la Cassazione ha dichiarato l’inapplicabilità dell’addizionale provinciale sull’accisa dell’energia elettrica gravante sui consumi del 2010 e del 2011 (cioè, prima dell’abrogazione, datata 2012, di quest’ultima, per incompatibilità con la normativa comunitaria).
Ovviamente, la sentenza della Cassazione, non avendo potere di legge, non determina di per sé la restituzione dell’accisa già versata, ma è chiaro che potrebbe essere tenuta considerazione in sede di giudizio, nel corso di eventuali controversie seguenti alle richieste di rimborso.
“Siamo già disponibili per sostenere le imprese in questo iter, prima valutando l’effettiva convenienza della domanda, poi istruendo le istanze per il rimborso. Ma stiamo facendo di più: per ovviare ad eventuali e probabili dinieghi da parte dei fornitori, è in corso di valutazione la possibilità di dar corso ad un’eventuale class action per tutelare le imprese”, sottolinea Claudio Medici, presidente di CNA Modena.
“Occorre però fare presto: la richiesta di restituzione, infatti ha un termine di prescrizione decennale. In altre parole, si è già perso il diritto al rimborso relativo alle accise pagate a gennaio 2010. Occorre presentare la domanda quanto prima per interrompere la prescrizione”. È chiaro che il ricorso a vie legali richiederebbe costi fissi e tempi piuttosto lunghi. Proprio per contenere queste spese – chiarisce Medici – stiamo valutando una class action, così come è stato fatto un paio di anni fa contro i grandi produttori di camion”.
CNA ha tentato anche di calcolare, per sommi capi, a quanto potrebbero ammontare le restituzioni dell’accisa. Si va dai 4.000 euro che potrebbe recuperare un’impresa che spenda circa 2.000 euro al mese di energia elettrica, ai seicento euro complessivi di chi ha una bolletta di 500 euro al mese. In ogni caso, sul territorio provinciale, stiamo parlando di numerosi milioni di euro.
“Non a tutti consigliamo la strada del ricorso: in alcuni casi il gioco non vale la candela, ma siamo comunque a disposizione delle imprese presso le nostre sedi per valutare ogni situazione aziendale”, chiosa Medici.