Finalmente il 5 agosto è arrivato. Da domani in poi, infatti, le piccole imprese modenesi inizieranno a lavorare per sé stesse, dopo che per oltre sette mesi la loro attività è servita a pagare le tasse 2016, pari al 59,6% del proprio reddito.

Una notizia non nuova, nel senso che lo studio di CNA Nazionale dal quale trae origine è datato aprile, ma suscita comunque sempre un certo scalpore notare come solo a poca distanza dalle ferie le Pmi possano cominciare a guardare al “loro” 2016.

Il calcolo lo ha fatto l’Osservatorio permanente della CNA Nazionale sulla tassazione delle Pmi, curato dal Centro Studi CNA e dal Dipartimento politiche fiscali, che ha realizzato una simulazione riferita a una impresa manifatturiera rappresentativa del tessuto economico italiano (nel caso specifico, un’azienda individuale con quattro operai e un impiegato, operante in un laboratorio artigiano di 250 metri quadrati, con un negozio destinato alla vendita di 175 mtq e relativi macchinari e arredamenti, oltre che di un automezzo).

Bene, un’azienda di questo tipo, a Modena, nel 2016 avrà pagato a fine anno 29.778 euro di tasse, il 59,6% del proprio reddito, imposte che per il 41,7% sono “nazionali” (Irpef, contributi, eccetera), e per il 17,9% locali. Si tratta dello 0,1% in più rispetto all’anno scorso (in valori assoluti 37 euro), decimale determinato da un aumento della tassazione nazionale dello 0,3% e da una riduzione di quella locale dello 0,2%.

Un dato che conferma quello del 2015, ben lontano dai quasi 32.000 euro di imposte (il 63,9% del reddito) pagate, a parità di impresa, nel 2012, l’anno peggiore da un punto di vista fiscale. Ma si tratta di un valore comunque più elevato di quello del 2011, quando le imposte complessive si fermarono al 58,3%.

C’è chi sta peggio, come le piccole aziende di Bologna, che dovranno aspettare addirittura il 19 settembre per ottenere la “libertà” fiscale. Anzi, a ben vedere Modena è al terzo posto in regione, per economicità del fisco, ma c’è anche chi sta meglio, come i cugini reggiani, per i quali la tassazione si ferma due punti sotto, in virtù del minor peso delle imposte locali.

Su base nazionale, il livello di tassazione totale vede Modena peggiorare di cinque posizioni rispetto al 2015, collocandosi al 76esimo posto di una graduatoria nazionale che vede davanti a tutti (si fa per dire) Reggio Calabria, con una tassazione totale pari al 73,2%, davanti a Bologna (71,9%) e Roma (69,8%). Le città più economiche, da un punto di vista fiscale, quelle cioè dove le imprese se la passano meglio, sono invece Gorizia (54,5%, poi Cuneo e Belluno con il 54,5%).

“Questi numeri – commenta Umberto Venturi, presidente della CNA di Modena – testimoniano come il fisco rappresenti davvero un’emergenza per il nostro Paese. Perché diventa difficile chiedere ai piccoli di crescere, di contribuire allo sviluppo, con un così elevato peso fiscale sullo spalle, senza peraltro godere della disponibilità di credito concessa alle imprese più grandi e senza avere il sostegno di bandi e incentivi, spesso tagliati sulla misura di aziende più strutturate”.