Oggi al Tempio di Adriano in Piazza di Pietra a Roma si è tenuta la presentazione della terza edizione dell’Osservatorio CNA sulle professioni non ordinistiche curato dal Centro Studi CNA.

Per CNA erano presenti Daniele Vaccarino, Sergio Silvestrini, presidente nazionale e segretario generale CNA, Giorgio Berloffa, presidente CNA Professioni, Cristiana Alderighi, coordinatrice CNA Professioni, Antonio Murzi, Centro Studi CNA. Sono intervenuti Giuliano Poletti, ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Tiziana Ciprini, componente Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati, Chiara Gribaudo, componente Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati e Andrea Mandelli, vicepresidente Commissione Bilancio al Senato della Repubblica.

I dati dell’Osservatorio: i professionisti non iscritti a ordini professionali, in Italia, sono 325mila. Tra 2009 e 2016 sono aumentati del 33% (+80.428). Il reddito medio dei professionisti non iscritti a ordini professionali è di 17mila euro, in calo dell’1,1%.

Gli uomini sfiorano i 20mila euro mensili, le donne non superano i 14mila. Gli under 24 tra i 7 e gli 8mila euro. In Europa siamo al secondo posto per numero di autonomi per peso dell’occupazione indipendente sull’occupazione totale, dopo la Grecia e davanti alla Polonia. Fino alla legge 4/2013 questi lavoratori erano stati trascurati. Poi la svolta, sollecitata da CNA, con la creazione dell’Osservatorio nazionale professioni. Tra il 2015 e il 2016 la nostra piattaforma di proposte su fisco, accesso ai finanziamenti, previdenza e welfare. I risultati della battaglia di CNA: con la Legge di Stabilità 2016, elevata a 30mila euro la soglia di ricavo per l’accesso al regime forfettario; ridotta al 5% l’aliquota d’imposta sostitutiva; permesso l’accesso ai Fondi europei; esteso il voucher alle lavoratrici madri; bloccata al 27% l’aliquota contributiva. Nel Piano di riforma delle professioni inviato dal Governo a Bruxelles si fa riferimento esplicito alle professioni non ordinistiche. La Legge di Bilancio 2017, oltre alla conferma dei voucher per le lavoratrici madri, ha ridotto al 25% l’aliquota contributiva a decorrere da quest’anno. Un’analisi più approfondita va dedicata al Ddl 2233, meglio conosciuto come Jobs Act delle professioni perché introduce disposizioni in materia di lavoro autonomo con l’obiettivo di costruire per questa categoria di lavoratori un sistema di diritti e di welfare moderni.

Questo testo durante l’iter parlamentare ha recepito molte richieste di CNA Professioni. In particolare, il provvedimento, approvato definitivamente il 10 maggio scorso, prevede misure di tutela applicabili a tutti i rapporti di lavoro autonomo su: ritardato pagamento dei compensi; clausole che realizzino uno squilibrio nei rapporti a favore del committente; proprietà intellettuale; deducibilità delle spese di formazione e di accesso alla formazione permanente; accesso agli appalti pubblici; indennità di maternità, congedi parentali, tutela della gravidanza, malattia e infortuni; salute e sicurezza sul luogo di lavoro.

“Per noi è stata una scommessa affrontare il tema della rappresentanza. Abbiamo cercato di adeguare il sistema associativo all’evoluzione della società. Continuiamo a farlo con grande sforzo. Abbiamo così deciso che il settore delle professioni e affine a quello dell’artigianato” ha ricordato il presidente Vaccarino. “La crescita di questo settore è su tanti mestieri e tante professioni, ma la cosa che noi sottolineiamo è che sono professioni che hanno necessità di avere regolamenti e normative, altrimenti il confine tra chi è libero professionista regolare e chi lo fa in abusivismo diventa un confine troppo labile”.

“Siamo molto soddisfatti” ha commentato il presidente di CNA Professioni, Giorgio Berloffa. “Il ministro ha colto in pieno sia le nostre domande che lo spirito, che non è solo quello di una richiesta passiva ma di una richiesta attiva, nel senso che vogliamo essere propositivi, al costo di aggiungere qualcosa nell’aliquota della gestione separata dell’Inps” ha concluso.

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