Grido di allarme dei costruttori al governo perché intervenga snellendo le procedure per l’apertura dei cantieri. Le risorse che l’esecutivo ha messo a disposizione per le opere pubbliche, da ultimo i 47,5 miliardi tra il 2017 e il 2032 con la manovra approvata ieri non si trasformano in cantieri. Questa la richiesta che arriva dai costruttori che si sono raccolti questa mattina in un tavolo comune, tra cui l’Ance, Cna Costruzioni, Anaepa Confartigianato, Confapi, Alleanza delle cooperative e Oice. “Questi stanziamenti – ha detto il Presidente di CNA Costruzioni Rinaldo Incerpi continuando l’intervento di apertura del Presidente di ANCE – non riescono a tradursi in investimenti. Questo non è più sopportabile. I cantieri non aprono. Il sistema è allo stremo e bisogna assolutamente rilanciare il settore”. In particolare, i costruttori chiedono al governo di intervenire sul correttivo del codice appalti che dovrebbe essere approvato nel prossimo Consiglio dei ministri per apportare una serie di modifiche che servano allo snellimento delle procedure.

In vista dell’approvazione finale del Correttivo il tavolo unitario ha diffuso un documento (in allegato) in cui si ricorda al Governo che esistono almeno sette «criticità» di mercato da risolvere con il decreto. Tra queste: semplificare l’aggiudicazione dei piccoli interventi (applicando il metodo anti-turbativa fino a 2,5 milioni), rendere meno rigidi i vincoli sul subappalto, eliminare il sorteggio per la scelta delle imprese da invitare alle procedure negoziate, varare regole più stringenti contro la prassi dei ritardati pagamenti, precisare che per autorizzare l’appalto integrato la componente tecnologica deve superare il 70% del valore dell’appalto, innalzare la soglia dell’obbligo di iscrizione SOA a 258.000 euro.

Quest’ultima proposta, insieme alle altre esposte in sede di conferenza stampa, evidenziata in maniera particolare da CNA Costruzioni, ha l’obiettivo di semplificare e rendere meno oneroso nonché incentivare l’accesso delle micro e piccole imprese al mercato degli appalti pubblici.

Innalzare a 258.000 euro la soglia dei lavori per i quali è obbligatorio possedere l’attestazione SOA

Così facendo il limite di obbligatorietà dell’iscrizione alle SOA si allinea alla prima classifica dello stesso sistema di qualificazione SOA (che è appunto di 258.000 euro). Pertanto il gap tra 150.000 e 258.000 euro non ha nessuna giustificazione in sé e rappresenta per le imprese artigiane e le micro e piccole imprese solo un consistente onere burocratico ed economico. Tanto vale partire direttamente dalla soglia di 258.000 euro per stabile l’obbligatorietà dell’iscrizione SOA. Ciò anche e soprattutto in ragione del fatto che le imprese che operano per lavori di importi al di sotto della soglia di obbligatorietà di iscrizione alle SOA (oggi di 150.000 euro, in seguito secondo la nostra proposta di 258.000 euro), possono dimostrare gara per gara i loro requisiti di ordine tecnico organizzativo e finanziario attraverso i CEL (certificati di esecuzione lavori) dei lavori analoghi eseguiti, di importo pari o superiore ai lavori per i quali stanno concorrendo (così come prevedeva l’articolo 90 del DPR 207/2010).

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